Cristina D’Avena canta alla festa di Fratelli d’Italia, i social bastonano, Fiorello la difende

"Ai tempi del Karaoke, anche io sono stato invitato alla festa dell'Unità e ho fatto cantare tutti i comunisti e nessuno mi ha detto niente, abbiamo cantato 'Bella Ciao'".

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Dicembre 2022 - 13:55 OLTRE 6 MESI FA
cristina d'avena fdi fiorello

Cristina D’Avena (Ansa)

Cristina D’Avena canta alla festa di Fratelli d’Italia, i social bastonano. Polemicuzza di cui forse non si sentiva il bisogno. Nell’estesa bolla social c’è qualcuno cui non pare vero di poter rinfacciare a Cristina D’Avena l’oltraggio di aver accettato l’invito a cantare alla festa dei dieci anni di Fratelli d’Italia

Cristina D’Avena suona alla festa di Fratelli d’Italia, i social bastonano

Quindi buu e pollici versi. Roba da cartoni animati della politica. Della serie, come far diventar martire della libertà chiunque, praticamente gratis. Un tentativo di spegnere certi ardori censori l’ha fatto Fiorello in difesa della cantante. A modo suo, dai microfoni di Viva RaiDue

“Ai tempi del Karaoke, anche io sono stato invitato alla festa dell’Unità e ho fatto cantare tutti i comunisti e nessuno mi ha detto niente, abbiamo cantato ‘Bella Ciao'”.

Ognuno dev’essere libero di esprimersi dove e come vuole. Io ho cantato per i comunisti e lei per la Meloni». “Se la chiamava Letta?”, ha chiesto Fabrizio Biggio a Fiorello: “Che festeggi con Letta? Non c’è niente da festeggiare”. A posto.

Anche la stessa Cristina D’Avena ha avuto gioco facile nel respingere le accuse al mittente, il mio, ha rivendicato, “non è qualunquismo, è libertà”. 

Il post di Cristina D’Avena

Le sue riflessioni e la risposta ai severi giudici l’ha data in un lungo post.

“Da quarant’anni canto in tutti i posti dove sono ben voluta e accettata. Nelle piazze dei paesi, nei palazzetti delle città, nelle piazze, in televisione, nelle feste LGBTQ+ e anche alle feste dell’Unità. Ai Pride e al Vaticano.

Perché le mie canzoni non desiderano altro che portare allegria e spensieratezza. E questo non è qualunquismo, ma libertà. Stasera, come tutte le altre, non porto ideologie, ma musica.

Non mi schiero e non cambio pelle all’improvviso. Ho accolto un invito per cantare, non per militare sotto una bandiera. E se posso trasformare una polemica in qualcosa di più utile, vorrei fosse – questa – un’ottima occasione per dimostrare (se mai ce ne fosse ancora bisogno) che la musica unisce, include, conforta”. Amen.