Dritto e Rovescio, Del Debbio: “Sul fascismo non dovete rompermi il caz…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Novembre 2019 - 09:17 OLTRE 6 MESI FA
Paolo Del Debbio

Paolo Del Debbio, il conduttore di Dritto e Rovescio

ROMA – “Una persona normale, senza una montagna di pregiudizi in testa dice ‘va bene, Del Debbio ha sbagliato, probabilmente doveva bloccarlo mentre parlava’, ma ha parlato dieci secondi – ha detto il conduttore Paolo Del Debbio durante l’apertura di Dritto e Rovescio parlando del caso Vauro-Brasile -. Certo io posso sbagliare, ne ho fatti mille di errori nella mia carriera di giornalista, per carità, però in quella specifica cosa è avvenuto così”.

“A me – ha detto ancora Del Debbio – sul fascismo non dovete rompere il ca***”.

Del Debbio ha poi raccontato la storia di suo padre, deportato nei campi di concentramento vicino a Berlino.

Ma cosa è successo tra Brasile e Vauro?

Il vignetista si è scontrato a Dritto e Rovescio con Massimiliano Mannucci, detto appunto Brasile. Il video del muso contro muso ha fatto il giro di internet e il giorno dopo Brasile ha pubblicato un video in cui irrideva Vauro. Allora l’illustratore ha pubblicato su Instagram una lettera dai toni distensivi, in cui invita Mannucci a vedersi lontano dalle telecamere. Invito accettato.

La lettera di Vauro a Brasile.

Lettera aperta a Brasile.
Non ti chiamo Brasile ma Massimiliano che è il tuo nome. Ti scrivo perché ci siamo trovati muso a muso con rabbia e con furore. Svastiche, effigi di Mussolini… tutto quello che ti sei tatuato sul corpo rappresenta per me (e non solo per me) orrore, schifo, disprezzo. Con tanta rabbia, certo, ma ti ho guardato negli occhi e oltre l’odio ho visto solitudine, rancore, disperazione e fragilità, sì proprio fragilità. Ho pensato a chi non sfoggia orridi tatuaggi ma si presenta in giacca e cravatta. Ho pensato a quanto sia comodo per loro che ci siano persone come te, per nasconderci dietro il loro cinismo, per scaricarle quando è opportuno e gridare al “pazzo fanatico” e coprire così le loro responsabilità. Sei un “nemico” ma un nemico facile “grosso, brutto e cattivo”. Sei lo spauracchio dei mostri veri, quelli che ti usano. Allora ti dico vediamoci. Potrai spaccarmi la faccia, la tua stazza te lo permette. O potremo parlare cenando assieme, così poi puzzeremo di vino tutti e due. Questa lettera è pubblica come lo è stato il nostro scontro. Ma il nostro incontro, se vorrai, sarà privato, senza telecamere né conduttori, io e te. Non è una sfida, è un invito.