“Faccia d’angelo”. Famiglie delle vittime contro Sky: “Umiliate dalla serie su Maniero”

Pubblicato il 12 Marzo 2012 - 16:03 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Famiglie ''costantemente umiliate'' da parte di ''speculatori del dolore'' che permettono ''a volgari assassini di assurgere al ruolo di protagonisti e modelli di vita''. E' la denuncia dell'Associazione vittime del dovere – che unisce le famiglie di caduti ed invalidi appartenenti alle forze dell'ordine ed alle forze armate colpiti dai criminali durante lo svolgimento dei propri compiti istituzionali – contro la miniserie 'Faccia d'Angelo' dedicata al boss della mala del Brenta Felice Maniero che andra' in onda questa sera su Sky Cinema 1.

Nella miniserie, sostiene la presidente Emanuela Piantadosi, Maniero viene definito ''abile e ambizioso, in grado di tenere banco sulle pagine di cronaca nera per anni, con colpi efferati, rapine spettacolari e clamorose evasioni''. Da tempo, afferma ''la tv e il cinema hanno fatto propria una nuova 'epica criminale' che gira intorno ai nomi reali della malavita e ripropone le 'imprese' di assassini senza scrupoli, legittimando la figura di eroi negativi''.

Ma cosi' facendo ''le famiglie delle vittime vengono costantemente umiliate'' e ''quando i familiari, alzando la testa, tentano di proporre riflessioni di carattere etico e storico a chi ha come unico obiettivo l'audience e il 'fare cassetta', vengono spesso accusati di nutrire risentimento e quindi relegati al ruolo di scomodi fardelli che ostacolano arte e liberta' di espressione''. Perche' ''il rispetto per la memoria delle vittime e la verita' storica non sono certamente argomenti d'interesse per i faccendieri che monetizzano il sangue versato dagli innocenti''.

Il risultato, prosegue Piantadosi, e' che ''la realta' quotidiana di noi orfani, vedove e genitori di coloro che hanno donato la propria vita per lo Stato non e' considerata'', senza contare che ''se anche un solo ragazzo affascinato da modelli negativi, mette in pratica i crimini proposti da taluni film o mini serie, perche' tollerati dall'indifferenza dell'opinione pubblica, allora significa che la collettivita' ha fallito''.

''Se tali vicende devono essere necessariamente raccontate – conclude Piantadosi – allora e' importante farlo nella maniera corretta, resistendo alla tentazione di creare degli eroi, di giustificare azioni disgustose e realizzando un racconto contestualizzato, basandosi sulla realta' dei fatti e sulla cruda psicologia degli assassini. Si deve mostrare cio' che e' accaduto realmente e i veri effetti che si sono prodotti nella vita reale delle vittime e degli stessi criminali. Solo cosi' il problema della glorificazione e del rischio di emulazione sara' evitato''.