ROMA – Quali saranno i testi delle canzoni che sicuramente creeranno polemiche? I testi politici portati al Festival di Sanremo quest’anno non sono molti e a fare la parte dei cantautori impegnati sono solo i rapper. Primo fra tutti Rancore (alias Tarek Iurchich), con un brano dedicato all’ambiente e vicino alla lotta dei “Fridays for Future”. Un peana alla Terra, un tempo “Eden” (come il titolo) “prima del tà-tà-tà”, ovvero della distruzione imposta dalla modernità con quel “mordi, spacca, spara” che impongono i tempi.
Tutta la canzone volge sulla metafora della “mela”: dalla “grande Mela” di New York, dove è finita l’11 settembre l’innocenza dell’Occidente, alla mela di Isaac Newton, che ha inventato la fisica moderna; fino alla mela, un frutto ormai talmente modificato da essere “falso”. Non c’è più tempo, grida la canzone: “Ora il pianeta Terra chiama destinazione, aggiornamento”.
Ma il più scorretto del Sanremo 2020 è certamente Junior Cally, cantante hip hop che non le manda a dire: “Spero si capisca che odio il razzista che pensa al Paese ma meglio il mojito e pure il liberista di centro sinistra”. Metafora poco velata dei leader politici, Matteo Salvini e Matteo Renzi. Capi-popolo a cui – invece di “fare il populista” – Cally dice semplicemente “No grazie” (titolo del brano). Nella canzone si sente molto la eco del rap duro di Salmo, fra i più apprezzati della scena italiana.
Diventa “Rosso di rabbia” invece Anastasio, giovane autore napoletano, vincitore di XFactor, in grado di produrre testi spigolosi e spesso crudi sul suo disagio. Questa volta la sua arma pare però spuntata: “Non volevo sprecarla così la mia rabbia”, rimpiange, immedesimandosi in un terrorista che ha fallito un attentato, con una bomba che non è esplosa. (Fonte Agi).