Le Iene e lo spaccio illegale di aiuti per poveri (video)

di Filippo Limoncelli
Pubblicato il 20 Novembre 2013 - 09:09 OLTRE 6 MESI FA
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Le Iene e lo spaccio di aiuti illegale per poveri

ROMA – Il servizio di Giulio Golia de Le Iene dimostra come anche gli aiuti per le persone povere possono diventare un piccolo business illegale.

Golia ha raggiunto un capannone situato nei pressi di Napoli dove è possibile comprare a buon mercato prodotti alimentari che in realtà non possono essere venduti.

Ogni anno l’Ue fornisce a grandi associazioni caritatevoli come la Caritas, il Banco Alimentare o la Croce Rossa Italiana, alimenti a lunga conservazione non commerciabili e destinati esclusivamente a chi ne ha bisogno, da distribuire nelle strutture per poveri, nelle case famiglia o nei centri accoglienza. Da quanto segnalato al Le Iene allo spaccio individuato vicino al capoluogo campano è possibile però acquistare per pochi euro una busta piena di quei prodotti.

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Quando le telecamere nascoste de Le Iene raggiungono il capannone scoprono all’interno della struttura una grande quantità di viveri con marchio Ue, ma anche clienti che caricano la merce nei portabagagli delle auto parcheggiate all’esterno e un ragazzo seduto ad un banco che conta i soldi dell’incasso.

Le talpe delle Iene fingono di essere comuni clienti. Qualche addetto allo spaccio dei prodotti alimentari comincia a fare domande. “Quanti pacchi dovete prendere?”, “È la prima volta che venite?”. Poi inizia la spesa.

Uno dei responsabili del commercio illegale di prodotti destinati ai poveri prova a fornire al cliente un suo contatto telefonico: “Adesso ti do un biglietto da visita con sopra il numero di telefono mio, di mio figlio e di mia moglie”. Poi spiega come regolarsi per i prossimi acquisti: “Tu un paio di giorni prima mi avvisi: ‘Senti Salvatore me ne servono 15′”. E, infine, incassa il denaro: “Devi moltiplicare per 6 euro. Se fossero 10 sarebbero 60 euro. Eh, sono 90 euro”. Ovviamente non c’è fattura o scontrino.

Infine arriva Golia per parlare con i responsabili dell’attività uno dei gestori dello spaccio prova a difendersi parlando della sua associazione. “Qua vengono i miei soci. I soci contribuiscono all’associazione con la quota associativa. Non pagano 6 euro a busta. Danno 6 euro all’associazione. Pagano la quota associativa di 6 euro al mese”.

Golia a quel punto fa notare che si tratta di prodotti non commerciabili e che un’associazione non può trasformarsi in supermercato, lucrare e impedire che gli alimenti vadano a chi non arriva a fine mese. E riconsegna quanto acquistato nello spaccio a Marco Lucchini, direttore della Fondazione Banco Alimentare.