Malattia Giorgia Soleri (fidanzata Damiano Maneskin): “La vulvodinia va riconosciuta”

di Andrea Pelagatti
Pubblicato il 10 Marzo 2022 - 13:46 OLTRE 6 MESI FA
Malattia Giorgia Soleri (fidanzata Damiano Maneskin): "La vulvodinia va riconosciuta"

Malattia Giorgia Soleri (fidanzata Damiano Maneskin): “La vulvodinia va riconosciuta” (foto da video)

Giorgia Soleri, fidanzata di Damiano dei Maneskin, ha parlato della sua malattia, la vulvodinia, sia nel corso di una intervista rilasciata ad Andrea Delogu, sia in un lungo post pubblicato su Instagram. Giorgia ha voluto farlo perché, allo stato attuale delle cose, la vulvodinia non è riconosciuta ufficialmente come una malattia.

Malattia Giorgia Soleri: “Mi fa male la vulva vale quanto mi fa male la testa o una gamba…”

“Se c’è una cosa che ho imparato in questi 26 anni di vita è che la condivisione è il contrario della solitudine, e che spezzare il silenzio raccontando le nostre storie per rendere coro ciò che era solo una voce è lo strumento più potente e rivoluzionario che abbiamo”.

“Così, un anno e mezzo fa ho deciso di mettere la mia, di storia, al servizio di chiunque ne avesse bisogno – me compresa. e nonostante ci sia ancora un grande tabù e venga percepito diversamente dire “mi fa male la vulva” rispetto a un mal di testa o a una gamba rotta, ho scoperto braccia pronte ad accogliermi e voci pronte a raccontarsi”.

“Alcune di queste voci si sono unite, e oggi esiste il comitato @vulvodinianeuropatiapudendo fatto di professionisti e professioniste medico-sanitari, associazioni e pazienti-attiviste che proprio come me hanno rinunciato alla propria privacy per richiedere il diritto alla salute che ci spetta e che al momento non ci è riconosciuto”.

Giorgia Soleri e la vulvodinia: “Mi fermerò solamente quando la riconosceranno come malattia”

“Grazie @andrealarossa per avermi dato la possibilità di parlarne a Tonica e far arrivare la mia voce, che poi è la voce di tante altre persone, in televisione. e se un anno e mezzo fa, quando ho iniziato a raccontare di questo incubo, mi avessero detto che sarei andata su Rai 2 probabilmente gli avrei riso in faccia.

Oggi invece condivido questo post con le lacrime agli occhi, e riscopro con forza una consapevolezza che ormai ho da un po’: non ci fermeremo finché non vedremo i nostri diritti riconosciuti”.