Omicidio di Sarah, Avvenire: “Tv spietata e vergognosa. E’ stata una nuova Vermicino”

Pubblicato il 8 Ottobre 2010 - 10:35 OLTRE 6 MESI FA

Sarah Scazzi

”Siamo tornati a Vermicino. Vergogna”. Così il quotidiano Avvenire, parlando della vicenda della giovane Sarah Scazzi, punta il dito, in un durissimo editoriale, contro ”la notte tragica e surreale di Raitre”, che ”con la foga allucinata di giornalisti che in ‘Chi l’ha visto?’ aizzavano i cronisti sul posto a interrogare la madre della ragazzina uccisa, ha segnato un momento nerissimo della coscienza e della pietà, cancellate dalla voglia di scoop in nome di un preteso diritto all’informazione”.

Secondo il quotidiano dei vescovi, che parla di ”devastante spettacolo” e di ”tv spietata”, si è trattato di ”una pagina crudele, per il pur lodevole programma che avrebbe dovuto limitarsi al suo compito di servizio, ritrovare persone scomparse”. E ”pur se Federica Sciarelli si è scusata e giustificata, giovedì pomeriggio su Raiuno, per la presenza della madre di Sarah, la piccola vittima, proprio nella casa dell’assassino, davanti alle telecamere invadenti e feroci”, secondo Avvenire ”non si può dimenticare la faccia di marmo della povera donna, sconvolta, l’incalzare delle domande, la furia delle esclamazioni, l’assedio di interrogativi ai quali certamente lei, la madre lì crocifissa, non avrebbe mai potuto dare risposta”.

Come ”nella mai dimenticata tragedia di Vermicino, trent’anni fa (quando il piccolo Alfredo Rampi, 6 anni, cadde in un pozzo, da cui non riuscì più ad uscire. La vicenda venne seguita in diretta televisiva a reti unificate per 18 ore), la telecamera ha consentito lo scempio di una visione avida, di una curiosità malsana, è diventata occhio famelico di milioni di astanti”.

Per il giornale della Cei, ”drammaticamente efficace, purtroppo, nella sua brutalità, l’assedio alla madre della vittima ha segnato la fine di quel rispetto che si deve al dolore, la cancellazione clamorosa di quella privacy tanto ostentata quanto costantemente tradita, in nome di una realtà – altra parola abusata – da offrire in pasto alla curiosità divenuta morbosa”.