Pollon: è morto il suo creatore Hideo Azuma. Il fumettista a 39 anni decise di vivere da clochard

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Ottobre 2019 - 22:32 OLTRE 6 MESI FA
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Un’immagine di Pollon (da wikipedia, autore dello scrennshot Alexdevil)

ROMA – Hideo Azuma, il creatore del cartone animalto giapponese Pollon, ci ha lasciato. A darne notizia sono stati i familiari tramite il suo account Twitter ufficiale. “I funerali ci sono già stati in forma privata” informano a distanza di poco più di una settimana dalla morte del celebre fumettista giapponese, avvenuta domenica scorsa in un ospedale di Tokyo. Aveva 69 anni ed era malato di cancro all’esofago.

“A breve – aggiungono – si terrà una cerimonia di commiato pubblica”. Nato il 6 febbraio del 1950 nell’Hokkaido, Azuma si trasferisce a Tokyo come assistente del mangaka Rentaro Itai, debuttando poi nel 1969. Il genere più esplorato da Azuma è quello nonsense fantascientifico con manga come ‘Futari to gonin’ (Due ragazzi e cinque vicine di casa), ‘Yakekuso tenshi’ (Un angelo disperato), ‘Parallel kyoshitsu’ (La pazza aula parallela) e ‘Fujori nikki’ (Diario assurdo).

Le più famose sono ‘Nanako Sos’ e ‘Olympus no Pollon’ di cui sono nati gli omonimi cartoni animati ‘Nanà Super Girl’ e ‘C’era una volta Pollon’.

Negli anni Ottanta Azuma ha scelto volontariamente una vita da clochard, con giornate passate tra bevute e lavoretti saltuari, dimenticato da tutti, nonostante la fama delle sue opere. L’autore raccontò, poi, i suoi “giorni matti”, così li chiamava, in ‘Diario della mia scomparsa’, (in edizione originale è apparso nel 2005), pubblicato in Italia quest’anno da J-Pop e recentemente insignito del Premio Gran Guinigi 2019 per la riscoperta di un’opera, promosso da Lucca Comics.

‘Il diario della mia scomparsa’ è un opera autobiografica che ripercorre le tappe della sua depressione: l’improvvisa sparizione e il tentato suicidio, la vita da clochard e quella da operaio, l’alcolismo e il ricovero forzato in ospedale. 

Azuma, a 39 anni ha infatti deciso di lasciare tutto: famiglia, casa e lavoro, per vivere come un senza tetto in un bosco poco distante dalla città. Era il 1989 e Azuma non provava più gioia per quel lavoro che gli aveva dato la celebrità: tornò a casa qualche tempo dopo per poi tornare a fare il clochard un’altra volta tre anni più tardi.  

Fonte: TgCom, AdnKronos