Rai/ Gianni Minoli si sente epurato: “Sono condannato a essere l’eterno secondo. Meglio la Rai della Prima Repubblica”

Pubblicato il 13 Luglio 2009 - 13:59 OLTRE 6 MESI FA

«Sono condannato a essere l’eterno secondo». Gianni Minoli si sente un epurato in questa Rai della seconda Repubblica, sempre relegato in una posizione di secondo piano. A tal punto che arriva a rimpiangere l’epoca delle lottizzazioni, che, sostiene in un’intervista con Claudio Sabelli Fioretti pubblicata sulla Stampa, «costringevano i partiti a cercare il meglio per vincere la concorrenza e portavano a una televisione migliore».

L’eterno secondo dunque, che pure ha inventato o portato al successo Mixer, Un posto al sole, Report, Turisti per caso, Blitz, Quelli della notte…. Ogni volta gli prospettano di diventare direttore generale, ma niente. Anche questa volta. Niente. Dice: «Torno nelle catacombe». Nelle catacombe, dove fa programmi che vanno nella notte tarda o al mattino presto. Come si sta nelle catacombe? «Nemmeno male», dice. «Dalle catacombe sono usciti uomini che qualcosa hanno fatto nella storia del mondo». Ogni tanto ti tirano fuori… «quando hanno bisogno di qualcosa che costi la metà e renda il doppio».

Nell’intervista con Sabelli Fioretti, Minoli ripercorre le tappe della sua vita. Prima quella fuori dalla tv, quando il Gianni quindicenne era un piccolo campione di calcio, che vinceva la medaglia d’oro al trofeo Carlin per il miglior giocatore del torneo e veniva notato da Nereo Rocco, fino all’approdo in Rai. Una carriera, appunto «da eterno secondo, terzo, quarto… Se guardo quello che ho inventato e prodotto in tv – dice – non ne vedo molti che hanno fatto altrettanto». Ad esempio quel Mixer «che ha cambiato il modo di fare informazione in tv».

Poi arrivò la Rai di Craxi, e lui, Minoli, è stato da sempre definito un craxiano. Ma non si pente e a Sabelli Fioretti che gli chiede di quei suoi spot propagandistici per Bettino Craxi, risponde: «Lo rifarei tutta la vita. Misi la mia faccia. Non feci come fanno tutti quando fanno gli spot a chiunque facendo finta che sia informazione».