Ruffini, Garimberti, ritorna Di Bella: Rai, come i partiti vogliono

Pubblicato il 29 Settembre 2011 - 11:27 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’ultimo giro di nomine Rai conferma, se ce ne fosse stato bisogno, che il sistema dei partiti continua a macinare il suo grano e, mentre tutti gridano che l’Italia va in pezzi, destra e sinistra si tengono per mano nella gestione e nella difesa del potere. La nomina di Antonio Di Bella a direttore di Rai Tre, al di là dei meriti della persona, ne è la conferma. La nomina di Di Bella era stata di fatto già decisa a casa di Berlusconi in una riunione svoltasi nel marzo del 2009 sul tema dei nuovi assetti in Rai dopo la vittoria della destra nelle elezioni dell’anno precedente.

Non era stata però ancora formalizzata perché mancava il placet del partito cui essa competeva, il Pd, nel quale ancora si dovevano regolare i conti tra componenti ex Dc – Pci ed ex Margherita, cosa che è avvenuta alcuni mesi dopo al congresso che portò alla segreteria di Pier Luigi Bersani.

Vittima di quel sistema di potere grazie al quale era diventato direttore di Rai tre, l’ex democristiano Paolo Ruffini puntò i piedi, divenne un martire, impugnò la lettera di rimozione, piccolo capolavoro di autogol del duo Masi – Bisignani, venne reintegrato. Di Bella non fece storie, accettò un esilio in California, in attesa di migliore destino. L’occasione si è presentata con il passaggio di Ruffini a La7.

Puntuale e inesorabile si è riproposta la nomina di Di Bella, in favore della quale hanno votato i consiglieri della sinistra, con i testa il presidente (super partes e anti lottizzazione) Paolo Garimberti, grazie anche a i magheggi dei consiglieri di maggioranza, che se avessero voluto avrebbero potuto ostacolare il voto ma che invece l’hanno resa possibile, a conferma che contro la lottizzazione tutti parlano ma tutti ad essa devono il posto. Racconta ‘Il Fatto Quotidiano’ che gli scambi sono stati reciproci: per l’elezione di Marcello Masi a direttore del Tg2 e di Antonio Di Bella a direttore di RaiTre si sono astenuti i consiglieri di maggioranza e il presidente Garimberti ha votato a favore. Al contrario per l’elezione dei tre condirettori si sono astenuti quelli dell’opposizione e hanno votato a favore i consiglieri di maggioranza.

Le nomine, dunque, seguono una rigida spartizione. Sempre ‘Il Fatto’ riporta i nomi degli altri direttori e condirettori. Giovanni Scipione Rossi (ex finiano ora berlusconiano dice ‘Il Fatto’) nominato direttore di Rai Parlamento, Giovanni Miele (per ‘Il Fatto’ berlusconiano) direttore del Gr Parlamento, Roberto Nepote direttore di Rai Gold. Tre i condirettori: Gianfranco D’Anna per il Giornale Radio 3, Simonetta Faverio per Rai Parlamento e Giorgio Giovannetti al Gr Parlamento.

‘Il Fatto’ rilancia poi un rumor scritto dal sito ‘Lettera43’: Augusto Minzolini sta per andare al Tg5 e Giorgio Mulè andrà a sostituire Emilio Fede al Tg4?