Rai, terremoto per il caso Amato. Fini contro Schifani: “Inaudito, chiarisca”

Pubblicato il 4 Luglio 2012 - 19:35 OLTRE 6 MESI FA

Paolo Amato (Lapresse)

ROMA – Il caso del senatore Pdl Paolo Amato, allontanato dal partito e sostituito in Commissione di Vigilanza Rai per aver reso nota la sua intenzione di voto, ha innescato un vero e proprio terremoto.Tanto da indurre il presidente della Camera, Gianfranco Fini a chiedere spiegazioni al suo omologo al Senato, Renato Schifani. In ordine è successo che, dopo gli errori sulla scheda e i voti di parità di martedì, il nuovo stop alle nomine è arrivato da Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello che, di fronte all’annuncio di Amato di voler votare Flavia Nardelli, hanno gridato al “complotto”. Subito il presidente Schifani ha sostituito Amato con Viespoli in Commissione, motivandolo con un ricalcolo sollecitato tempo fa dallo stesso senatore. Ma il Pd parte all’attacco e bolla l’intervento di Schifani come “illegittimo”. Infine, la coincidenza tra il ricalcolo dei posti e le vicende del Cda Rai, inducono il presidente della Camera, Gianfranco Fini, a chiedere chiarimenti: “Schifani ha ravvisato l’urgenza di intervenire solo oggi perché era chiaro che la libertà di voto del senatore Amato avrebbe determinato un esito della votazione non gradito al Pdl?”, insinua Fini. “Se così fosse, saremmo in presenza di un fatto senza precedenti e di inaudita gravità politica”. E tuona: “Ora Schifani chiarisca”.

Schifani, dal canto suo, si è detto ”sereno e tranquillo”’ perché non ha fatto altro che ”far rispettare le regole impedendo che la Vigilanza Rai compisse atti viziati da illegittimità”. Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha affondato: “Non accettiamo critiche da Fini”. La predica, secondo Alfano, viene da colui il quale “ha indetto riunioni nello studio a lui assegnato in qualità della sua carica ed è più volte intervenuto in maniera strumentale e partigiana nelle dinamiche politiche e parlamentari tentando di orientarle dall’alto del suo scranno”.

La dichiarazione di Amato aveva sorpreso perché il Pdl si era concentrato sul candidato Antonio Verro. Successivamente Amato aveva però precisato: “Non ho rassegnato le dimissioni dal gruppo Pdl. Ho semplicemente preannunciato un voto in dissenso com’è accaduto tante volte, in questa legislatura, a deputati e a senatori del Pdl, senza che ciò comportasse alcunché”. Ma Gasparri e Quagliariello ritengono che Amato abbia trasformato un “leale dissenso” in una “partecipazione a un complotto”. Il senatore ”ci aveva annunciato le sue dimissioni dal gruppo del Pdl davanti a testimoni – scrivono in una nota – Prendiamo atto che ha cambiato idea”.

Per il Pd la sostituzione di Amato ” è illegittima ”. ”Rappresenta, per i tempi e per i modi, una imbarazzante e inaccettabile presa di posizione del presidente Schifani, che pare tutta piegata a favorire gli interessi di Berlusconi, piuttosto che il fisiologico funzionamento delle istituzioni”, attacca Anna Finocchiaro. Prima della sostituzione di Amato, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani aveva sottolineato: “Si deve procedere alle nomine, se c’è un impasse o la destra fa trucchi si commissaria”.

Sulla stessa linea il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, che scrive su twitter: ”Se la Vigilanza Rai non assolve ai suoi doveri di nomina, è giusto procedere al commissariamento della Rai per evitare deriva fallimentare”.

Per il vice presidente di Fli, Italo Bocchino: “Sulla Rai non c’è più tempo da perdere. Monti faccia il Monti e la commissari immediatamente, sottraendo il servizio pubblico a ricatti e giochi politici”.

”Quanto sta avvenendo, in queste ore, in Commissione di vigilanza Rai è inaudito – ha aggiunto in una nota il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro – E’ un comportamento indegno e inammissibile in un Paese civile e democratico. Il Pdl, pur di non perdere la maggioranza nel Cda, sta tenendo in ostaggio l’intera commissione. Ciò al fine di controllare gli introiti pubblicitari e il bilancio della tv pubblica, nonché l’informazione”.

Dalla Lega arriva il via libera al nome di Luisa Todini. “Non siamo interessati ad avere posti in Rai” dice il neosegretario federale Roberto Maroni, che tuttavia puntualizza: “c’è stata la novità di un candidato interessante, indicato dal mondo delle imprese e fuori dai soliti giri”. Ora, però, sul rinnovo dei vertici di viale Mazzini “c’è stato un pasticcio. E i giochi di Pdl e Pd a noi non interessano. Dunque se ci sono le condizioni, bene – conclude – ma se torniamo ai soliti giochini e giochetti di palazzo allora non ci stiamo”. E, in quel caso, la Lega voterà scheda bianca.

Intanto giunge l’aut-aut dal segretario generale della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana), Franco Siddi: “O il Parlamento risolve subito, con trasparenza, lo scandalo della mancata elezione del nuovo Cda della Rai, bloccato dal partito degli espedienti e dal conflitto degli interessi, o il governo rompa ogni indugio e assicuri già entro domani una gestione straordinaria per l’azienda del servizio pubblico rispettosa della sua missione e del pluralismo culturale del Paese”.

Per Giuseppe Giulietti, di Articolo 21, “non c’è più solo una questione Rai, ma una vera e propria questione democratica e istituzionale. Modi, forme e tempi della sostituzione del senatore Amato, decisa dal presidente Schifani, rappresentano una ferita  grave all’ordinamento democratico”. “Inutile usare tanti giro di parole: per l’ennesima volta – sottolinea Giulietti – il partito del conflitto di interessi vuole imporre la sua legge e condizionare in ogni modo il voto”. Anche per Giulietti, “la strada del commissariamento sarebbe stata e ancora sarebbe, in questo contesto melmoso, la migliore possibile”.