Rai, licenziamento di Santoro, la Corte dei Conti condanna Saccà e Marano: dovranno pagare 110mila euro

Pubblicato il 16 Dicembre 2010 - 18:40 OLTRE 6 MESI FA

Michele Santoro

Agostino Saccà e Antonio Marano dovranno sborsare 110 mila euro ciascuno per danno erariale, per aver chiuso nel 2002, rispettivamente in qualità di direttore generale della Rai e di direttore di Raidue, il programma Sciuscià di Michele Santoro dopo il cosiddetto ‘editto bulgaro’. Lo ha deciso la Corte di Conti, in base all’esposto presentato nel 2005 dal legale di Santoro, Domenico D’Amati, che oggi commenta: ”Questa sentenza è un importante precedente”.

L’avvocato di Saccà, Federico Tedeschini, annuncia invece che ricorrerà in appello. Nell’esposto, presentato all’indomani della prima sentenza del giudice del lavoro che ordinò alla Rai il reintegro di Santoro, D’Amati sollecitava la Corte dei Conti ad avviare un giudizio di responsabilità contro Saccà e Marano, sottolineando che l’azienda aveva ”rimosso dall’incarico il giornalista continuando a pagargli lo stipendio e rinunciando agli introiti che la messa in onda del programma avrebbe garantito”.

Oggi, 16 dicembre, la decisione, che ha quantificato il danno in 110 mila euro per ciascuno dei due dirigenti, ”a fronte però – fa notare Tedeschini – di una richiesta iniziale della procura di 1 milione e 800 mila euro”. Per Tedeschini, dunque, ”si tratta più di una vittoria che una sconfitta. In ogni caso – annuncia – presenteremo appello.”.

Di tutt’altro tenore il commento di D’Amati: ”La Corte afferma due importanti principi. Il primo è che la Rai è un’azienda pubblica e quindi i suoi amministratori la devono gestire in modo da non danneggiare l’erario. Il secondo è che la cattiva gestione del personale è titolo di responsabilità, anche a livello individuale, degli amministratori”. Ma soprattutto, secondo D’Amati, la suprema magistratura contabile ha stabilito ”un importante precedente”, dal momento che ”ci sono molti altri casi, magari meno noti, di persone accantonate ingiustamente, che hanno continuato a ricevere lo stipendio senza poter lavorare. E’ accaduto più di una volta, anche perché spesso in Rai i cambiamenti di posizione dei dipendenti avvengono in relazione a modifiche degli assetti politici”.

”Con questa sentenza la Rai diventerà definitivamente ingovernabile, nessuno si assumerà la responsabilità delle proprie decisioni”, commenta il leghista Davide Caparini, segretario di presidenza in Vigilanza. Per Giuseppe Giulietti, invece, la Corte conferma che ”gli atti di censura non sono solo un danno alla libertà di informazione, ma rappresentano un gravissimo danno patrimoniale”.

”Chi rompe paga…”, ironizza dall’Idv il capogruppo in Vigilanza Francesco Pancho Pardi. Intanto oggi in cda il direttore generale Mauro Masi comunica le previsioni di bilancio per il 2010 e per il 2011: l’anno in corso si dovrebbe chiudere con una perdita intorno ai 110-112 milioni di euro, mentre le stime per l’anno prossimo vedrebbero l’azienda tornare in attivo dopo quattro anni, con una cifra intorno ai 18-20 milioni. Se ne riparlerà comunque nella riunione del 22 dicembre. In cda arriva oggi anche l’eco delle polemiche sullo spot sul canone, accusato di ridicolizzare i dialetti: concordi consiglieri e dg sull’opportunità di fare in modo che la seconda fase della campagna non generi equivoci. ”Stiamo già studiando claim – assicura Gianluca Veronesi, direttore Promozione ed immagine dell’azienda – che non possano assolutamente apparire negativi”.