Faccia tosta al Tg3: caporedattore non paga il canone e fa causa alla Rai

di Sergio Carli
Pubblicato il 7 Gennaio 2011 - 14:38 OLTRE 6 MESI FA

Faccia tosta al Tg3, faccia tosta in salsa “democratica”. Informa “La Repubblica” del pietoso caso di un caporedattore del Tg3, trenta anni di duro lavoro, che, al momento di lasciare l’azienda, si è visto decurtare dal Trattamento di fine rapporto, insomma dalla liquidazione, la somma di 4.731 euro e spicci. Rai proterva e “ladrona”. E perchè mai questa trattenuta contro cui il caporedattore si indigna e ribella ricorrendo agli avvocati? Perchè il caporedattore non pagava da anni, molti anni, il canone Rai. Scrive “La Repubblica”: “Pensava che lavorava al Tg3 e che ciò alla Rai dovesse bastare”. Strano pensiero se così stanno le cose: uno che lavora al supermercato può fare la spesa salrando scontrino e cassa, uno che lavora all’Agenzia delle entrate può saltare dichiarazione dei redditi e tasse, uno che lavora all’azienda dei rifiuti può non pagare l’imposta sull’immondizia, uno che lavora all’Aci è esente dal bollo?

Ma il meglio lo danno gli avvocati del caporedattore quando “spiegano”: “Lui la tv pubblica, oltre che gestirla, la vedeva praticamente solo in redazione…30 anni di televisione, anche 12 ore al giorno in redazione, senza mai un’assenza, se non per ferie e brevi malattie, il trattamento che ha ricevuto è davvero ingiusto e illecito”. Ecco, questa piccola avvocatesca frase è un vero compendio di faccia tosta. “Solo per ferie e malattia…” e quale altra di grazia assenza sarebbe stata lecita, qual è il merito di non assentarsi se non per ferie e malattia? Dicono forse gli avvocati, su suggerimento del caporedattore, che in Rai di regola ci si assenta anche per altro e che va quindi premiata “l’eccezione” di andare a lavorare nei giorni di lavoro? E che c’entrano le 12 ore di lavoro con l’esenzione dal canone, si vuol sostenere che chi lavora deve per questo essere esentato dalle tasse?

Per una volta la Rai ne ha fatto una giusta trattenendo quei 4.731 euro e spicci, anche i caporedattori sono cittadini. Se un qualche magistrato, del lavoro o del fisco, darà torto alla Rai su questo ricorso del caporedattore, allora sarà il trionfo della faccia tosta, “democratica” s’intende.