Sanremo, la “vittoria mutilata”. Televoto siempre, muerte all’elite: Salvini e Di Maio con Baglioni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Febbraio 2019 - 09:41 OLTRE 6 MESI FA
Sanremo, la "vittoria mutilata". Televoto siempre, muerte all'elite: Salvini e Di Maio con Baglioni

Sanremo, la “vittoria mutilata”. Televoto siempre, muerte all’elite: Salvini e Di Maio con Baglioni

ROMA – “Se il Festival vuol essere una manifestazione popolare, dovrebbe essere gestito solo dal televoto”: e se a dirlo è Claudio Baglioni, campione della canzone nazional-popolare, bisogna credergli. Sanremo, negli auspici del presidente Rai Foa, pedigree sovranista inattaccabile, doveva essere “gioia non una Tribuna Politica”, si sa come è andata a finire: arriva primo uno che di nome fa Mahmood e, sebbene sia un ragazzo di Milano perfettamente integrato, scoppia la contestazione sulla “vittoria mutilata” di Ultimo, secondo nella classifica ufficiale ma solo perché – questa l’accusa – una giuria d’onore radical chic ha sovvertito l’esito del televoto.

“Avete rotto il c…”. è sbottato lo stesso Ultimo. Per lui, come per i sovranisti di complemento, è stato un furto dell’elite di sinistra che ha infiltrato i vari Severgnini, Dandini & co. nell’appuntamento più seguito dagli italiani per contraddire la volontà popolare. Sanremo non si è fermato dunque alla Tribuna Politica, ma prosegue la guerra ideologica con altri mezzi: l’ideologia di governo corrente è chiara, tutto il potere al popolo, Di Maio e Salvini in un colpo solo si intestano la battaglia sovranista/populista nelle trincee della canzonetta. Tutti con Baglioni, televoto.

Fino a quando il popolo sovrano non televoterà primo un Achille Lauro che parla di pasticche e sballi, o a vincere saranno solo i cantanti creati nel laboratorio tv dei vari talent (vedi quelli allevati dalla De Filippi). Chi osi ancora invocare la qualità, prego astenersi. Anche Sgarbi è intervenuto interrogandosi sulla natura del festival: se è popolare, ha ragione Baglioni, televoto sia. Stupisce solo quel “se”: è mai stato il Festival di Sanremo altro da una rassegna super-popolare? E’ ancora un evento canoro o solo un format televisivo? 

Di Maio: “Non ha vinto quello che voleva la maggioranza dei votanti da casa, ma quello che voleva la minoranza della giuria, composta in gran parte da giornalisti e radical chic. E qual è la novità? Questi sono quelli sempre più distanti dal sentire popolare e lo hanno dimostrato anche nell’occasione di Sanremo […] Faccio i miei complimenti a Mahmood, a Ultimo e a tutti gli altri. E ringrazio Sanremo perché quest’anno ha fatto conoscere a milioni di italiani la distanza abissale che c’è tra popolo ed “élite”. Tra le sensibilità dei cittadini comuni e quelle dei radical chic. Per l’anno prossimo, magari, il vincitore si potrebbe far scegliere solo col televoto, visto che agli italiani costa 51 centesimi facciamolo contare!”.

Chi strumentalizza chi? “L’ipocrisia senza fine di Di Battista e del Movimento 5 Stelle: prima formano un Governo con la Lega e accettano Salvini Ministro dell’Interno e poi si scandalizzano per la strumentalizzazioni per quanto riguarda il tema dell’immigrazione. Caro Di Battista chi ha strumentalizzato per primo il Festival, ed è solo l’ultimo episodio della serie, ha un nome e un cognome. Si chiama Matteo Salvini ed è vicepremier e Ministro del vostro governo.”, dichiara in una nota la senatrice del Pd Monica Cirinnà.

Gelmini (Forza Italia): “Sto con Baglioni”. “Baglioni: “Festival vuole essere popolare? Allora solo televoto”. Approvo la proposta! #Sanremo2019″. Così su twitter Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia.

Salvini: “Ho chiamato Mahmood, non ce l’ho con lui ma con la giuria”. “Mi sono fatto dare il suo numero di telefono e l’ho chiamato. È un ragazzo di vent’anni, comincia adesso, mi sono informato sul suo percorso artistico e gli ho voluto dire direttamente che si deve godere la vittoria e che sono felice per lui”. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, intervistato da La Stampa, torna sul suo tweet sul vincitore di Sanremo, Mahmood: “È un ragazzo italiano che suo malgrado è stato eletto a simbolo dell’integrazione. Ma lui non si deve integrare, è nato a Milano. Lo hanno messo al centro di una storia che non gli appartiene”.

Prende le distanza dalla “polemica politica strisciante e pretestuosa”, mette piuttosto in dubbio “la composizione della giuria d’onore”: “senza senso, mancava solo mio cugino e sarebbe stata completa. Come se mi chiamassero ad attribuire il Leone d’Oro. Sanremo deciso da un salotto radical-chic”, “quando uscirà il prossimo film di Özpetek voglio vederlo e poi faccio la critica”. E ribadisce: “Da fan di Baglioni mi piacerebbe che l’anno prossimo ci fosse maggiore trasparenza. Fossi in Ultimo l’avrei presa malissimo” e “mi dispiace perché una marea di gente scrive che l’han fatto per fare un dispetto a me. E questo non va bene. Ma Ultimo andrà benissimo è molto scaricato, ripeto la vera vittima è Mahmood etichettato come il cantante degli sbarchi. Qui sta lo specchio del Paese, nella contrapposizione popolo-élite”.