Verissimo, Roby Facchinetti racconta l’inizio coi Pooh: “A 20 anni ho capito che era il mio treno”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Maggio 2019 - 19:06 OLTRE 6 MESI FA
Roby Facchinetti a Verissimo: Così ho iniziato a lavorare coi Pooh

Verissimo, Roby Facchinetti racconta l’inizio coi Pooh: “A 20 anni ho capito che era il mio treno”

ROMA – Roby Facchinetti nello studio di Verissimo canta per il pubblico e Silvia Toffanin. Una intervista fatta di canzoni live e aneddoti sulla sua vita privata e sulla sua carriera, iniziata coi Pooh quando aveva 20 anni: “Ho capito che era il famoso treno che stava passando”.

Facchinetti ha da poco compiuto 75 anni e alla Toffanin parla del suo amore per la musica e per il pianoforte, che a 20 anni lo hanno portato a far parte dei Pooh: “Avevano un tastierista inglese, ma il discografico dell’epoca gli avevano imposto di cambiare. Combinazione vuole che io mi trovavo in questo locale famoso di Bologna. Io suonavo con il mio gruppo e alla fine delle serate mi chiesero se avevo voglia di entrare a far parte del gruppo e capì che era il famoso treno che stava passando”.

Il musicista ha parlato anche della sua infanzia e di un episodio di quando aveva 6 anni: “Nella valle di Astino c’è questo monastero del 1100, quasi subito dopo è arrivata la chiesa dove mio padre faceva il sagrestano e gestiva un po’ la chiesa. Ogni domenica mattina facevano la messa, e io a 6 anni servivo già messa perché volevo sentirmi utile”.

Un ricordo che parla anche dei suoi valori e della sua famiglia: “Mi mancano molto i vecchi tempi, dove il problema di uno diventava il problema di tutti, questa era la famiglia. Oggi non si condivide più nulla anche nelle cose più semplici, come ad esempio il fatto che non si conosca il nome di chi abita di fronte a noi”.   

Poi ha parlato dell’amore: “Lei è Giovanna, non dico che è mia moglie, la mia compagna ed ora nonna. E’ la donna della mia vita”. Il musicista e cantante ha parlato anche del rapporto con il figlio Francesco, un rapporto non idilliaco per il suo essere un padre assente, ma che ora è stato recuperato.