Vieni da Me, Giovanni Galli: “Mio figlio Niccolò amava il calcio ma lo studio per lui…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Dicembre 2019 - 14:31 OLTRE 6 MESI FA
Vieni da Me, Giovanni Galli e la morte del figlio Niccolò

Giovanni Galli a Vieni da Me

ROMA – Giovanni Galli è stato intervisto da Caterina Balivo nella puntata odierna, 19 dicembre, di Vieni da Me. L’ex portiere di Milan e Napoli ha parlato della sua vita professionale e privata.

“A 14 anni sono andato via di casa per iniziare la mia carriera. Devo ringraziare i miei genitori che hanno fatto di tutto per assecondare il mio sogno di diventare un calciatore. Sono cresciuto a Pisa, nelle case popolari. Dopo la scuola ci incontravamo con gli amichetti per giocare a pallone. Poi la sera si tornava a casa e si facevano i compiti. Perché sono diventato portiere? Io gli ultimi 5 minuti delle partitelle tra amici andavo in porta per difendere il risultato. Poi per caso ho iniziato a farlo anche con la squadra di quartiere. Poi arrivò la Fiorentina che mi scelse perché ero bravo a dirigere la difesa e perché ero bravo a far ripartire l’azione, non perché ero bravo a parare (ride, ndr). Oggi già a 8 anni i bambini hanno il preparatore dei portieri, io l’ho avuto già a carriera iniziata, prima non c’era. Quello che sono lo sono perché ho imparato tante cose nel mondo del calcio. E’ una scuola di vita”.

Sulla famiglia: “Mia moglie l’ho conosciuta quando giocavo a Bologna. Ci dovevamo sposare nell’estate del 1982 ma fui convocato con la Nazionale. Alla fine ci sposammo ad inizio settembre, dopo la vittoria del Mondiale”. Poi un aneddoto su Maradona: “Quando sento parlare male di lui mi fa male anche a me. L’ho conosciuto per pochi mesi, a Napoli, ma era di una umiltà incredibile. Ha commesso tanti errori nella sua vita però non possiamo giudicarlo”.

Sulla figlio Niccolò, morto nel 2001 a 17 anni: “Era magrissimo, bruttino. Dissi a mia moglie dopo il parto: “Lo potevi fa più bellino”. Lui aveva la passione per il calcio, mi ha sempre seguito quando mi allenavo. Ma amava anche lo studio. Volevano fargli fare il portiere ma non era bravo. Poi in difesa trovò il suo ruolo. A 16 anni decise di andare a Londra per provare a sfondare là. Voleva vedere se le attenzioni verso di lui erano solo per il nome che portava o perché era veramente bravo. Tornato in Italia, a Bologna, ha esordito in serie A. Era la partita d’esordio del campionato contro la Roma all’Olimpico. Giocò contro il suo idolo Batistuta. Furono gli unici sette minuti della sua carriera in A. Il 9 febbraio del 2001 ci chiamarono per dirci che Niccolò aveva avuto un incidente. Quando arrivammo in ospedale capimmo che non c’era più vedendo tutti i suoi compagni piangere”.

Fonte: VIENI DA ME.

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