Draghi chiama i senatori deputati, Senato lo corregge ma lui dopo ci ricasca di nuovo VIDEO

di Lorenzo Briotti
Pubblicato il 28 Aprile 2021 - 08:24 OLTRE 6 MESI FA
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Draghi chiama i senatori deputati, Senato lo corregge ma lui dopo ci ricasca di nuovo

Draghi chiama i senatori deputati, il Senato lo corregge ma lui dopo ci ricasca di nuovo. Piccolo lapsus del premier durante le comunicazioni al Senato sul Recovery. Quando il capo del governo ha iniziato il suo intervento scritto – che tradizionalmente ricalca quello della prima Camera dove il presidente del Consiglio effettua le comunicazioni – ha affermato: “Signor Presidente, Onorevoli Deputati”.

Il premier lo ha detto ben due volte e molti, nell’Aula, gli hanno a questo punto fatto cenno richiamandolo sul lapsus. Draghi si è fermato, accorgendosi dell’errore, e ha quindi ringraziato i senatori, prima di riprendere il suo intervento tra gli applausi dell’Aula (il video in fondo all’articolo). 

Draghi, le camere approvano il Recovery Plan

Il sì della Camera in mattinata, quello del Senato in tarda serata: il via libera del Parlamento italiano al Recovery Plan targato Mario Draghi arriva senza patemi per il governo.
Il piano da 248 miliardi prevede 82 miliardi per la crescita del Sud. Un miliardo per alloggi studenteschi e mezzo miliardo per borse di studio.

Oltre 18 miliardi per il superbonus (anche su alberghi e con condono in corso) e ‘importanti semplificazioni’ per l’ecobonus. Da maggio la mappatura per avere entro il 2026 la banda larga ovunque. Entro il 31 luglio legge delega per la riforma del sistema fiscale. Presentazione congiunta per Germania e Francia dei piani e oggi alla Commissione Ue arrivano anche i progetti di Italia e Spagna.

“Oggi è un giorno positivo per l’Italia”, è la chiosa del capo del governo. Entusiasmo e “gusto del futuro”, insomma, per una sfida epocale che Draghi ha voluto chiudere il prima possibile. “Il 30 aprile non è una data mediatica. Se consegnavamo il piano il 10 maggio i soldi arrivavano a giugno, o peggio, dopo l’estate”, sottolinea.

Ed è dal giorno dopo l’invio del Pnrr a Bruxelles che, per il governo, comincerà la parte più difficile, a cominciare dalla partita delle riforme. “Senza di loro dispero di spendere bene questi soldi”, spiega il presidente del Consiglio richiamando i partiti a lavorare insieme: “c’è accordo se c’è volontà di successo”.

Draghi: “Non sono un uomo solo al comando”

Nelle due repliche, a Montecitorio e a Palazzo Madama, Draghi cerca di togliere ogni dubbio sulla sua figura di uomo solo al comando. “Non ho mai detto a Ursula von Der Leyen “garantisco io”, non è il mio stile”, sottolinea. Il tempo a disposizione per esaminare il Pnrr è stato minimo, e Draghi non lo sa.

“Il governo ha profondo rispetto per le Camera”, rimarca non a caso l’ex governatore della Bce alla Camera. Dando la traiettoria di quando e come il Parlamento potrà influire: sui decreti attuativi delle sei missioni e delle riforme previste, ad esempio. Decreti che partiranno già a maggio, con il provvedimento sulle semplificazioni già in dirittura di arrivo. Il piano è ambizioso. L’importante, per Palazzo Chigi, è che non suoni utopistico. Con il Recovery Plan “l’Italia non sarà più la stessa”, promette Draghi.

Che, rispetto alla corruzione e alle miopie di parte elencate nel suo intervento di lunedì alla Camera, individua un ulteriore nemico per il compimento del Pnrr: “l’inerzia istituzionale”. “Le risorse – avverte – saranno sempre poche se non si usano”. Il libro dell’Italia del futuro attraversa le Aule parlamentari senza scossoni. Alla Camera sono 442 i sì alla risoluzione di maggioranza alle comunicazioni del premier. E Fratelli d’Italia si astiene. Al Senato i numeri sono ugualmente bulgari: con 224 voti a favore, 16 contrari, e sempre con l’astensione di FdI (video Angenzia Vista/Alexander Jakhnagiev).