Ex Ilva, Mario Sechi (direttore Agi): “Il Governo faccia meglio la sua parte” VIDEO

di redazione Blitz
Pubblicato il 21 Novembre 2019 - 11:02 OLTRE 6 MESI FA
Mario Sechi intervistato

Il direttore dell’Agi Mario Sechi

ROMA – Mario Sechi ha preso parte, a Roma, alla presentazione del libro di Angelo Mellone “Fino alla fine. Romanzo di una catastrofe” edito da Mondadori.

Il direttore dell’Agi, durante la presentazione di questo libro che racconta la storia di tre amici ormai cinquantenni la cui amicizia si è “frantumata contro il Siderurgico di Taranto, lo stabilimento più grande d’Europa”, parla della situazione dell’Ex Ilva: “La vicenda dell’Ex Ilva dalla stampa viene raccontata con poco pragmatismo. Bisogna mantenere la fabbrica aperta”. Secondo Sechi lo stabilimento dell’ex Ilva deve diventare più piccolo e più elastico per potersi espandere non appena il mercato dell’aacciaio risale. Attualmente è però cambiata la condizione base dello scudo penale che bisognerebbe inserire di nuovo in modo che Mittal possa restare in Italia. Per farlo, la fabbrica deve però poter accumulare capitale. Serve quindi che la politica faccia la sua parte aiutando l’azienda a ripartire. Secondo il direttore dell’Agi, il Governo non starebbe facendo la sua parte. 

Il Messaggero: “Ex Ilva, pronto documento per far decollare il negoziato”

Secondo quanto scrive il  quotidiano Il Messaggero, Governo ed ex Ilva sarebbero pronti ad un documento che farà “decollare il negoziato“. Si tratterebbe di un vertice riservato avvenuto martedì scorso al Tesoro che avrebbe avviato il disgelo tra il governo e ArcelorMittal, con l’obiettivo di sottoscrivere un memorandum of understanding in quattro punti da consegnare ai giudici di Milano nell’udienza convocata per mercoledì 27 per chiedere una proroga fino a Natale.

Secondo Il Messaggero è “pronto il documento che farà decollare il negoziato” in vista della riunione a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte. I quattro punti prevedono innanzitutto “la certezza del diritto mediante il ripristino dello scudo”. Il secondo punto riguarda “la funzionalità dell’Altoforno 2, che deve poter tornare a produrre adeguatamente”. Il punto 3 è dedicato al tema dell’occupazione, con “i 5mila esuberi che l’azienda prevede” e con gli ammortizzatori: sono infatti previste misure “a supporto del rilancio del territorio mediante una combinazione pubblico-privato per creare condizioni di lavoro sostenibili”.

Secondo il quotidiano “quest’ultimo punto è uno dei passaggi più delicati perché necessita di circa 1 miliardo di investimenti: ed è in questo ambito che il governo avrebbe allertato Intesa Sanpaolo, che è il principale creditore dell’amministrazione straordinaria” e “i banchieri milanesi avrebbero dato disponibilità a esaminare un progetto concreto”, quindi “Intesa potrebbe anche rafforzare l’impegno”. Il punto 4, infine, “riguarda la tecnologia legata alla riconversione del piano ambientale: comporta una riduzione della forza lavoro che potrebbe essere assorbita dalla Cdp mediante misure compensative, cioè schierando Cdp Immobiliare attiva nell’housing sociale. Gli immobili di proprietà potrebbero ospitare gli sfollati del rione Tamburi”.

Fonte: Ansa, Agenzia Vista /Alexander Jakhnagiev