YOUTUBE Assange, la vita nell’ambasciata dell’Ecuador: skateboard e l’ossessione delle telecamere

di Lorenzo Briotti
Pubblicato il 15 Aprile 2019 - 11:24 OLTRE 6 MESI FA
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Assange, la vita nell’ambasciata dell’Ecuador: skateboard e l’ossessione delle telecamere

ROMA –  Julian Assange spiato per 24 ore al giorno da alcune telecamere. Cosa faceva l’hacker più temuto durante la sua permanenza nell’ambasciata dell’Ecuador? Assange c’è rimasto rinchiuso dentro per sette anni. Era un ospite scomodo e ingombrante fino a giovedì scorso, il giorno in cui c’è stato il blitz della polizia britannica che, con il permesso dell’ambasciatore, lo ha portato via. Una volta sul territorio britannico, Assange è stato arrestato con l’accusa di aver violato le condizioni della libertà provvisoria, con gli Usa che premono per processarlo per “pirateria informatica”.

El Pais ha intanto raccontato la sua vita quotidiana quando era chiuso in ambasciata. Assange veniva spiato in ogni istante da decine di telecamere installate per vigilare sulla sua sicurezza. La monotonia quotidiana era difficile da sopportare: Assange passava la giornata nella sua stanza. Nel video che segue indossa canottiera blu e pantaloncini e non ha scarpe. Assange combatte la noia con uno skateboard e sembra un adolescente in castigo. Nel video si vede la sua collaboratrice che gli fa compagnia. 

Le immagini arrivano dal gruppo Uc Global, impresa di difesa e sicurezza privata di Cadiz, in Spagna. L’ambasciata aveva deciso di riempire la stanza di Assange di telecamere per proteggerlo. Il tutto è costato a Quito cinque milioni di dollari. Assange sembrava però non gradire ed era sempre alla ricerca di privacy. Per farlo, lavorava fino a notte fonda e si alzava all’alba per non incontrare il personale dell’ambasciata. 

Assange temeva che potessero uscire di nascosto informazioni. Per evitarlo faceva scorrere acqua dai rubinetti quando parlava al telefono. Con il passare degli anni era aumentata la fatica a camminare ed erano aumentati anche i problemi con la vista, dovuti al fatto che non guardava mai da lontano.  

Per far capire il grado di paranoia di Assange, quando si era rotto un bagno in ambasciata, l’hacker più famoso del mondo aveva chiesto ed ottenuto che venisse un idraulico da Valencia in Spagna. Si trattava di uno fidato che sicuramente non aveva collegamenti con i servizi segreti. Una vita da segregato insomma. Assange rilasciava interviste in mutande e con addosso solo una camicia, la parte inquadrata dalle telecamere.

Tra le centinaia di visite ricevute in questi anni, Lady Gaga a Yoko Ono, Pamela Anderson e Vivienne Westwood le personalità più note. Quest’ultima spesso portava ad Assange il pranzo. Il suo piatto preferito, carne e vino rosso.