Augusto Pinochet: Lucía Hiriart, vedova dittatore cileno muore a 99 anni: clacson e brindisi in piazza VIDEO

di Lorenzo Briotti
Pubblicato il 17 Dicembre 2021 - 11:43 OLTRE 6 MESI FA
vedova pinochet

Augusto Pinochet: Lucía Hiriart, vedova dittatore cileno muore a 99 anni: clacson e brindisi in piazza

Lucia Hiriart, vedova del generale cileno Augusto Pinochet, autore nel 1973 del colpo di stato in Cile contro l’allora presidente Salvador Allende, è morta a Santiago del Cile. Aveva 99 anni.

La vedova di Augusto Pinochet morta a 99 anni in Cile

Considerata una “donna di ferro” che disponeva di un grande potere nell’ombra durante gli anni della dittatura (1973-1990), Hiriart era malata da tempo e, ha riferito la tv Chilevision, negli ultimi mesi era stata ricoverata più volte per problemi respiratori”.

La notizia del decesso è stata confermata via Twitter anche dalla nipote Karina Pinochet: “A 99 anni, circondata da famiglia e persone care, la mia amata nonna è morta. Lascia un’impronta immensa nei nostri cuori. Ha consacrato la sua vita al servizio dei cileni e la storia saprà dare il giusto valore alla sua grandiosa opera e al lavoro per il nostro amato Paese”.

Migliaia in piazza, clacson e brindisi in piazza

Doña Lucia (così si faceva chiamare), fu tra le persone che più influenzarono il marito nell’attuazione del golpe contro Allende. Con questo tweet satirico subito diventato virale, “La vecchia è morta” seguito da 54mila persone, sono scoppiati in tutto il Cile i festeggiamenti.

Clacson e brindisi con tanto di spumante, balli, cori e bandiere nazionali mescolate a cartelloni, foto e striscioni con il lungo elenco dei nomi dei 3200 desaparecidos (tra cui anche alcuni italiani). Centinaia di persone si sono radunate soprattutto a Plaza Italia nel centro di Santiago ed hanno cominciato a stappare bottiglie di spumante, sventolare bandiere nazionali, sorridere in auto mentre suonano i clacson.

Chi era Dona Lucia

Dalla morte del marito, il 10 marzo 2006, Doña Lucia – come le piaceva essere chiamata – aveva scelto di mantenere un profilo basso. La donna aveva  problemi giudiziari riguardanti il patrimonio familiare e la gestione dei Centri per le madri, rete di istituzioni che si è rifiutata di abbandonare nonostante Pinochet avesse dovuto cedere il potere nel marzo 1990.

L’ultima sua apparizione pubblica è stata ad aprile 2020 dopo la morte di Sergio Onofre Jarpa, ex ministro della Interno della dittatura. In una biografia non autorizzata pubblicata nel 2013 con il titolo “Doña Lucía”, la giornalista Alejandra Matus l’ha definita una “stratega politica, del potere nell’ombra”.

La tesi venne confermata all’epoca dallo stesso Pinochet. Per il dittatore, sua moglie era stata una delle persone che più avevano influenzato la sua decisione di guidare il colpo di stato contro il presidente Salvador Allende. Lucia e Pinochet, sposatisi nel 1943, ebbero cinque figli: Lucia, Augusto, Verónica, Marco Antonio e Jacqueline.

Domenica il balottaggio per il nuovo presidente 

La morte della vedova di Pinochet avviene a tre giorni dal balottaggio per le presidenziali cilene. A sfidarsi sono Josè Antonio Kast del Fronte sociale cristiano di destra e Gabriel Boric della coalizione Apruebo Dignidad di sinistra.

Kast ha vinto il primo turno con quasi il 28% dei voti. Accusa la sinistra di promuovere ” solo la povertà, quella povertà che ha trascinato Venezuela, Nicaragua e Cuba, a situazioni incredibili, dove la gente fugge, perché quelle narcodittature portano solo povertà e miseria”.

Per la sinistra cilena la vedova di Pinochet è “morta nell’impunità”

Da parte sua Boric, secondo al primo turno con il 26% dei suffragi, in un discorso eletttorale di chiusura della campagna si è riferito al suo rivale senza mai nominarlo esplicitamente: “Siamo una generazione che impara da chi è venuta prima – ha proclamato – e ci uniamo per sconfiggere la dittatura. Ci uniamo per democratizzare il Cile, ci uniamo per avere una nuova Costituzione e ora ci uniamo per sconfiggere l’erede del governo (uscente di centro-destra) e il pinochetismo”.

Alludendo infine al decesso della vedova di Pinochet “morta nell’impunità“, in allusione all’apertura di processi nei suoi confronti che non si sono realizzati, Boric ha detto di voler “rendere omaggio oggi a tutte le vittime della dittatura di cui lei era parte e simbolo”.