Berlusconi tra Mussolini, smentite, pisolini. Un autogol comunicativo

Pubblicato il 27 Gennaio 2013 - 19:37| Aggiornato il 7 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Prima: Mussolini ha fatto anche cose buone”. Poi: “Il fascismo è stato una dittatura, io sono antifascista, l’ho sempre dimostrato”. Antisemita? “Ma se sono amico di Israele”. Silvio Berlusconi è quello di sempre e, tra una battuta e una smentita, c’è sempre il tempo per schiacciare un pisolino.

Berlusconi non perde occasione per far parlare ancora di sé, e lo fa prendendosi la scena nella giornata della memoria, il 27 gennaio, giorno consacrato al ricordo delle vittime dell’Olocausto. Un particolare che fa assumere alla sua uscita connotati peggiori di quanti ne avrebbe avuti in un altro “giorno X”.

E’ questo l’errore di comunicazione di Berlusconi. Può essere liberissimo di pensare che Mussolini ha anche fatto delle cose buone ( e non è l’unico a pensarlo in Italia, soprattutto nel partito che capeggia). Ma non può dirlo in una giornata in cui si commemorano le vittime causate in Italia proprio da Mussolini e dalle sue leggi razziali.

Oppure lo può fare (come ha fatto) ma beccarsi le conseguenze: la condanna unanime di tutto l’arco parlamentare, della comunità ebraica e della società civile tutta. Non proprio una buona mossa in campagna elettorale.

E a poco servono le rettifiche a posteriori (“Il fascismo è stato solo una dittatura”, “Sono sempre stato antifascista. La mia storia lo dimostra”) fino alla perla finale: “Sono sempre stato amico di Israele”. E quindi? Quindi posso acclamare colui che gli ebrei li ha mandati verso Germania e Polonia? Chissà che ne pensano gli “amici” israeliani.

E poi il pisolino durante la commemorazione non aiuta Berlusconi: i suoi detrattori avranno gioco facile nel far notare “quale interesse provi per l’argomento Olocausto”. E a poco servirà stavolta utilizzare la magica frase: “La sinistra strumentalizza le mie parole” (argomento usato anche dalla Santanchè). Tralasciando che si tratti o meno di “apologia del fascismo” (così l’ha definita ad esempio Ingroia), l’autogol comunicativo è stato fatto tutto da solo.