Deraglia un treno nel Meranese: secondo la Protezione Civile 9 morti e tre dispersi

Pubblicato il 12 Aprile 2010 - 09:54 OLTRE 6 MESI FA

Un treno regionale è deragliato nella zona di Merano. Secondo la protezione Civile ci sono almeno nove morti già recuperati dalle carrozze, mentre le persone di cui non si hanno notizie sarebbero tre.

Il più giovane aveva 18 anni, i più vecchi 73. Tutte le vittime del disastro ferroviario della Val Venosta erano originarie del posto, provenienti da un’area di una quindicina di chilometri al massimo dal posto della tragedia.

Le forze dell’ordine, con l’autorizzazione del procuratore capo di Bolzano Guido Rispoli che coordina le indagini sul disastro, hanno diffuso l’elenco ufficiale delle vittime. Michaela Kuenz Oberhofer (18 anni), Val Martello; Elisabeth Peer (22 anni) Silandro residente Malles; Julian Hartmann (25 anni) nato e residente a Merano; Francesco Rieger (67 anni) di Castelbello; Judith Tappeiner nata e residente Silandro (20 anni); Rosina Ofner (36 anni) nata a Silandro e residente a Tubre; Regina Tschoell nata e residente a Lasa (73 anni); Micaela Zosch (34 anni) nata a Malles e residente a Prato Stelvio; Franz Hohenegger (73 anni) nato a Malles e residente a Silandro.

L’incidente ferroviario è avvenuto lunedì mattina attorno alle 9. Il convoglio è deragliato tra gli abitanti di Laces e di Castelbello. La linea interessata è quella della val Venosta, che congiunge gli abitati della vallata con Merano. Il tratto ferroviario è gestito da una società della Provincia autonoma di Bolzano.

I morti sono rimasti intrappolati nel vagone in mezzo alla terra e alla fanghiglia. Sul punto della disgrazia almeno uno dei vagoni del convoglio, investito dalla frana, si è infatti completamente riempito di terra. I soccorritori stanno lavorando con pale e picconi per entrare e recuperare chi è rimasto intrappolato.

Secondo quanto si è appreso dai soccorritori, a causare il deragliamento del treno è stato uno smottamento del terreno dovuto ad una frana di 400 metri cubi che ha spostato un tratto della sede ferroviaria. E’ stata allertata la macchina della protezione civile i cui mezzi stanno convergendo sul posto, dove sta per essere allestita una sede operativa da campo della protezione civile.

L’ipotesi che la frana che ha causato l’incidente ferroviario sia dovuta alla rottura di un impianto di irrigazione – come affermato anche dal direttore della linea ferroviaria, Helmuth Moroder – trova conferme da un primo sopralluogo dei tecnici. Nel corso di questo sopralluogo, secondo quanto si è appreso, i tecnici avrebbero infatti riscontrato un difetto in un impianto di irrigazione a monte della frana. Rompendosi, l’impianto avrebbe ‘infradiciato’ pesantemente il terreno sottostante, rendendolo instabile fino a farlo franare.

La scena della disgrazia nel Meranese è spaventosa. “Fermi tutti, prima dobbiamo portare via i morti”, dice un funzionario di polizia di fronte ai vagoni finiti fuori dai binari dopo avere sbattuto contro una massa di terra e roccia staccatasi dalle pendici. Uno dei due vagoni è finito in bilico sul greto del fiume Adige.

I tecnici della ferrovia hanno poi recuperato la scatola nera presente a bordo del treno. L’apparecchio appare visibilmente danneggiato ed è stato posto sotto sequestro dai carabinieri. Nel frattempo continuano ad essere estratte salme dai vagoni. I cadaveri sono composti all’interno di sacche bianche. Per trasportarli i soccorritori usano delle barelle con una ruota, di quelle usate generalmente per i soccorsi sui sentieri di alta montagna.

Un vagone, quello in testa al convoglio appare completamente distrutto. E’ ricoperto dal terriccio e tutti i vetri sono sventrati. La parte frontale é andata addosso a due pini di alto fusto. Sono questi due alberi che hanno fatto in modo che il treno non precipitasse nel fiume. Per fare in modo che il treno non precipiti ulteriormente i pompieri lo hanno assicurato con un grande paranco. Per raggiungere il punto dell’impatto i soccorritori debbono arrampicarsi lungo delle reti paramassi, salendo dal greto del torrente e raggiungendo i feriti dall’alto.

Appresa la notizia dell’incidente ferroviario in val Venosta, il presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder ha interrotto la seduta della Giunta per recarsi sul posto. Assieme all’assessore provinciale alla mobilità Thomas Widmann, il presidente Durnwalder intende rendersi conto personalmente della situazione e delle operazioni di soccorso.

La disgrazia è avvenuta in un punto dove i binari attraversano una stretta gola. La linea è a binario unico. Coinvolto nell’incidente è il treno regionale R108 della società di trasporti Sad gestita dalla Provincia autonoma. Il convoglio era partito da Malles alle 8.20 ed avrebbe dovuto giungere a Merano alle 9.43. La strada statale attigua alla linea ferroviaria è stata chiusa al traffico per consentire l’afflusso dei mezzi di soccorso.

La linea della val Venosta è una delle più moderne dell’Alto Adige. Realizzata su un tracciato preesistente, è stata inaugurata nel 2005. La linea parte da Malles, in cima alla vallata, nei pressi del confine con l’Austria e con la Svizzera e, con un tracciato affascinante ai piedi di monti alti 3 mila metri e lungo le pendici coltivate a frutteto, giunge sino a Merano.

Di prima mattina il servizio viene rafforzato, per far fronte alla maggior domanda di trasporto di lavoratori e studenti, mentre nei fine settimana i convogli circolano in gran parte in doppia trazione. In più ogni due ore c’é un collegamento diretto con i treni espresso regionali, che nel tratto dalla Bassa val Venosta si fermano solo nelle località principali e permettono di spostarsi dall’Alta Val Venosta a Merano in tempi più rapidi.

Le reazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, appresa la triste notizia del tragico deragliamento del treno in Val Venosta, in un messaggio al Presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Luis Durnwalder, ha espresso la sua solidarietà e affettuosa vicinanza, chiedendo di rappresentare ai familiari delle vittime la sua commossa partecipazione al loro cordoglio ed ai feriti gli auguri di una pronta guarigione.

Poco prima della disgrazia ferroviaria un convoglio era passato dal punto del deragliamento senza che accadesse nulla. Lo ha detto il direttore della linea ferroviaria, Helmuth Moroder. “E’ stata una questione di pochi minuti. Poco dopo – ha detto – alle 9.03 è passato il treno diretto a valle che è andato a finire contro la frana. Con tutta probablità – ha detto ancora Moroder – a far cadere la frana è stata la rottura di un tubo per l’irrigazione dei campi a monte della massicciata”.

“L’intervento si è subito presentato molto difficile, visto che il primo dei tre vagoni si trovava in bilico tra i binari e il fiume Adige, in una zona molto angusta, e che il secondo era invaso dal fango e dai detriti. A bordo del treno, al momento dell’incidente, c’erano 39 persone, e il bilancio è drammatico”, ha sottolineato il governatore Luis Durnwalder. “Un incidente del genere – ha detto ancora – non era assolutamente prevedibile, prova ne sia che due minuti prima del treno travolto dalla frana, un altro convoglio era passato in direzione opposta senza ravvisare alcun tipo di problema”. Durnwalder ha confermato la prima ipotesi sulla ricostruzione dell’incidente, con la frana staccatasi dal pendio sovrastante i binari provocata dalla rottura di una tubazione dell’acqua utilizzata per l’irrigazione dei campi. “La macchina della Protezione civile altoatesina – ha aggiunto il Presidente – ha dato una grande dimostrazione di efficienza, intervenendo immediatamente sul posto e organizzando al meglio tutti i soccorsi grazie alla presenza di Vigili del fuoco, Croce Bianca, 118, Soccorso alpino, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza”.

L’assessore altoatesino alla mobilità Thomas Widmann ha sottolineato che l’anno scorso era stata monitorata proprio la scarpata da cui questa mattina si è staccata la frana abbattutasi sul convoglio ferroviario in val Venosta. Il comandante dei vigili del fuoco di Castelbello, Lorenz Tappeiner, poi, ha ricordato che nel 2006 era stata effettuata un’esercitazione di Protezione civile nella zona dove è avvenuto il disastro.