Tunisia: gli islamici vincono. Scoppia la rivolta, imposto il coprifuoco

Pubblicato il 28 Ottobre 2011 - 00:01 OLTRE 6 MESI FA

TUNISI – Ennahdha, partito confessionale islamico,  ha stravinto alle elezioni in Tunisia con il 41,47% e 90 seggi  e l’Alta istanza per le elezioni ha deciso di cancellare le liste proposte da Petition Populaire in sei circoscrizioni, per la presenza di candidati un tempo inquadrati nel partito dell’ex presidente Ben Ali. Il Pp così ha deciso di ritirarsi dall’Assemblea Costituente. La notizia ha scatenato la furia nei suoi sostenitori che si sono riversati a migliaia nelle strade in una vera e propria rivolta.

Un risultato macchiato però dagli scontri. Secondo l’Afp circa duemila persone, in maggioranza giovani, sono scesi in strada a Sidi Bouzid (la città da dove partì la rivolta che fece cadere il regime di Ben Ali) per protestare e per poi dare l’assalto alla sede del partito islamico. La manifestazione era iniziata in modo pacifico intorno alle 20:00, per stigmatizzare le parole del segretario generale e numero due di Ennahdha, Hammadi Djebali, che, in una intervista televisiva ad Habbibal Tv, aveva etichettato come ”ignoranti” coloro che avevano dato il loro voto alle liste del partito di Hechmi Hadmi, controverso personaggio, la cui campagna elettorale e’ stata scandita da un accentuato populismo.

Il tribunale di Sidi Bouzid è stato saccheggiato e incendiato dai manifestanti, secondo quanto riferisce il corrispondente locale di Tunisie Numerique. Nel saccheggio, alcuni manifestanti si sarebbero impossessati anche di quantitativi di droga sequestrati. Elicotteri volano sul centro della città per disperdere la folla.

I manifestanti, davanti alla sede di Ennahdha, si erano inizialmente limitati a scandire degli slogan contro il partito confessionale. Dagli attacchi verbali si è poi giunti all’assalto della sede, probabilmente dopo l’arrivo della notizia della cancellazione delle liste di Petition Populaire in sei circoscrizioni.

I sostenitori di Petition Populaire hanno quindi assaltato la sede di Ennahdha (che sembra essere in fiamme) e il governatorato a Sidi Bouzid (città dove, per altro, ha vinto Petition Populaire). Dei manifestanti hanno accatastato dei pneumatici davanti al palazzo del governatore e li hanno incendiati. Poi hanno preso d’assalto e saccheggiato il municipio di Sidi Bouzid come nei giorni più bui della ”rivoluzione”, quando queste azioni erano pratica quasi quotidiana in tutto il Paese.

Da Sidi Bouzidi la protesta si diffonde. Disordini contro Ennahdha ad opera di sostenitori del partito Petition Populaire sono segnalati anche a Regueb, una cittadina distante una cinquantina di km. Testimoni, citati dall’Afp, hanno riferito di avere sentito un colpo d’arma da fuoco davanti alla locale sede del partito confessionale.

Tumulti anche a Sfax, una delle città piu’ importanti della Tunisia. Secondo quanto riferisce il sito Tunisie Numerique, decine di giovani, in maggioranza studenti, hanno occupato le strade che collegano la città all’aeroporto e ad Agareb. Migliaia di persone sono scese in piazza anche a Kasserine.

Ma perchè tutto questo? L’Alta istanza per le elezioni ha questa sera ufficializzato la decisione di cancellare le liste che Haadmi aveva presentato in sei circoscrizioni (Tataounine, Sfax 1, Jendouba, Kasserine, Sidi Bouzid e Francia 2) ottenendo 8 seggi, perche’ tra i candidati figurano dirigenti del disciolto Rcd, braccio politico del regime di Ben Ali.

Uno dei primi atti dei governi provvisori e’ stato quello di sbarrare la strada dell’attivita’ politica agli ex esponenti dell’Rcd, cui e’ stato vietato, per legge, di candidarsi ad assemblee elettive. Se sara’ confermata l’appartenenza dei candidati di Petition Populaire all’Rcd, la cancellazione sara’ irrevocabile.

Il governo tunisino ha quindi deciso di imporre il coprifuoco notturno a Sidi Bouzid, teatro di violenti disordini. Lo scrive la Reuters citando fonti del Ministero dell’Interno. Il coprifuoco è stato imposto dalle 19:00 alle 5:00 ed entrerà in vigore già a partire da venerdì sera. Una folla di manifestanti sta cercando di attaccare il palazzo del governatore di Sidi Bouzid. Secondo testimoni citati, la polizia è stata costretta a sparare in aria per disperdere i manifestanti

Le trattative per il governo. Intanto Ennahdha ha avviato un tavolo di trattativa per arrivare, entro i termini strettissimi (un mese) posti dal suo leader, Rached Gannouchi, al varo di un governo che sara’ di coalizione.

Pur se la ricerca di partner ufficialmente non puo’ escludere nessuno, si sa gia’ chi non siedera’ o no al tavolo della trattativa. Ad esempio il Partito democratico progressista (15 seggi) di Ahmed Nejib Chebbi, che ha subito ammesso la sconfitta (peraltro di ampiezza inimmaginabile, viste le premesse e le risorse gettate nella campagna elettorale), ha detto che non fara’ mai parte di un governo a guida Ennahdha.

Per il resto Ennahdha ha mani libere e, in questi giorni, ufficializzara’ il tavolo di trattativa per definire tutto prima possibile e regalare al premier designato, Hammadi Djebali, un governo forte (lo sara’ sicuramente partendo dalla forte maggioranza nella costituente del Partito), rappresentativo (ne dovrebbero fare parte almeno altri due partiti, oltre quello di Gannouchi) e soprattutto adeguato alle tante problematiche del Paese. I probabili partner potrebbero essere il Congres pour la Republique (30 seggi), di Moncef Marzouki, ed Ettakatol (21), di Mustapha Ben Jafaar.

E non appare una semplice coincidenza che i nomi di Marzouki e Jafaar siano (insieme a quello dell’attuale premier, Beji Caid Essebsi) nella rosa a tre tra i quali sara’ scelto il futuro presidente della repubblica. Ma la prossima presa del potere politico in Tunisia, sull’onda di un consenso molto ampio, non fa dimenticare ad Ennahdha i timori che la sua affermazione sta provocando in alcuni ambienti del Paese ed e per questo che, insieme alle consultazioni politiche, sta avviando contatti con la parte che piu’ conta della societa’. Come gli operatori della Borsa di Tunisi ai quali un gruppo di dirigenti del partito ha sparso a piene mani disponibilita’ e concretezza, negando soprattutto di volere stravolgere le regole del gioco finanziario.