Finanziamento pubblico giornali? Cambiarlo, non abolirlo: Beppe Lopez a Commissione Cultura Camera

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Febbraio 2015 - 17:09 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Lopez alla Camera, Commissione Cultura: editoria e futuro dei giornali

Beppe Lopez alla Camera, Commissione Cultura: editoria e futuro dei giornali

ROMA – Video integrale dell’audizione di Beppe Lopez alla Commissione Cultura della Camera, 14 gennaio 2015: un documento interessante per chiunque sia interessato alle sorti dell’editoria, al futuro dei giornali in Italia.

Lopez, barese classe 1947, fondatore e direttore di giornali locali come il Quotidiano di Lecce, Brindisi e Taranto e La Nuova Basilicata, è uno dei giornalisti ascoltati nelle audizioni informali nell’ambito del dibattito sulla proposta di legge Brescia (c. 1990 del 2014) sull’abolizione del finanziamento pubblico dell’editoria.

Non bisogna cancellare i contributi all’editoria, anche perché sarebbe una follia, ma bisogna cancellare e superare la filosofia e la tipologia del vecchio intervento statale. Se nei Paesi anglosassoni, dove ci sono logiche di mercato per certi versi esasperate, si ritiene di dover intervenire per tutelare l’informazione di qualità, il giornalismo investigativo, considerandolo un bene pubblico e distinguendolo dall’editoria commerciale e popolare, mi pare che non si possa escludere un intervento statale in una materia così sensibile e delicata in un mercato informativo così disastrato come il nostro”.

Per Lopez va fatto un discorso sulla qualità e non sulla quantità. Tradotto: un finanziamento pubblico meno consistente, meno dispendioso per lo Stato ma più mirato. Questi i punti del documento che il giornalista ha depositato agli atti della Commissione Cultura:

  • 1) Un coordinamento, una cabina di regia che faccia un monitoraggio dell’insieme degli interventi economici pubblici nel settore dell’informazione. Finora i finanziamenti si disperdevano in mille rivoli e non si sapeva a chi rivolgersi (ministeri, agenzie) per una materia così complessa e scivolosa.
  • 2) Qualsiasi intervento poi sarebbe inutile se non fosse accompagnato da una normativa antitrust.
  • 3) Fondamentale anche un efficace sistema di controllo e sanzione. Il vecchio sistema di finanziamento, oltre ad essere devastante, non prevedeva nessuna possibilità di recupero dei fondi stanziati.
  • 4) Finanziamenti ad personam né a pioggia, ma mirati su specifici obiettivi.
  • 5) Puntare sui giornali che sono importanti e fondamentali in questo momento.
  • 6) Puntare in particolare su quotidiani e periodici locali, con un auspicabile ricorso a vere e proprie start up.
  • 7) Limitare i contributi a iniziative no-profit formate da cooperative esclusivamente di lavoratori, titolari insieme della testata e della gestione editoriale.
  • 8) Gli incentivi devono essere riservato all’avvio di una nuova iniziativa, non a realtà che stanno da 3-5 anni già in edicola come succedeva finora. E poi gli incentivi devono essere rigorosamente a tempo, perché per definizione un’attività finanziata dallo Stato non è autonoma.
  • 9) Individuare e introdurre metodologie per quel sviluppare e promuovere il giornalismo di alta qualità e autonomia (investigativo etc).