Lucia Goracci (Tg3) intervista un talebano armato in Afghanistan: “Perché non mi guardi in faccia?” VIDEO

di Alberto Francavilla
Pubblicato il 10 Settembre 2021 - 08:11 OLTRE 6 MESI FA
Lucia Goracci (Tg3) intervista un talebano armato in Afghanistan: "Perché non mi guardi in faccia?" VIDEO

Lucia Goracci (Tg3) intervista un talebano armato in Afghanistan: “Perché non mi guardi in faccia?” (Foto da video)

Lucia Goracci, giornalista del Tg3, sfida un talebano armato durante un’intervista. “Perché non mi guardi in faccia?”. Una semplice domanda che racchiude l’essenza del “nuovo” corso talebano nei confronti delle donne in Afghanistan.

L’inviata della Rai si trova a Kabul, dove è tornata dopo essere rimpatriata durante la fuga dei giorni post ritiro delle truppe occidentali.

Lucia Goracci sfida il talebano armato durante una intervista video

La Goracci sta realizzando un servizio per il Tg3, un servizio video, essendo giornalismo televisivo. Lei provoca il talebano (armato di tutto punto) chiedendogli perché non la guardi in faccia. La risposta dice tutto: “Non mi è permesso guardare in faccia le donne”. Si tratta di un membro della Brigata Badri, spiega Goracci, la divisione d’assalto che utilizza le armi americane.

Giornalisti picchiati dai talebani per aver filmato una manifestazione di donne

Larghi ematomi sulla schiena e sulle gambe, segni di frustate, ferite aperte, anche sul volto. Sono le immagini di due giornalisti afghani, Taqi Daryabi, fotografo di 22 anni, e Nematullah Naqdi, cameraman di 28, fermati dai talebani mentre cercavano di filmare una manifestazione di donne davanti a un commissariato di Kabul. I due sono staati picchiati per quattro ore dai cosiddetti studenti del Corano.

Tornati nella redazione del loro giornale, Etilaat Roz, uno dei principali quotidiani dell’Afghanistan, i due si sono tolti camicia e pantaloni per farsi fotografare dai colleghi e diventare essi stessi una testimonianza del nuovo corso talebano.

In una stanza vuota dello stesso commissariato “i talebani hanno cominciato a insultarmi, a prendermi a calci in quattro o cinque. Mi hanno legato le mani dietro la schiena, mi hanno messo a terra e picchiato con bastoni, cavi, tubi, tutto quello che trovavano”, ha raccontato Nematullah all’Afp. “Gridavo, continuavo a ripetere che sono un giornalista. Ma non gli importava e mi hanno preso a calci in testa e sulla schiena. Ho temuto che mi uccidessero”.