Marina Chapman, la bambina allevata dalle scimmie

di Francesco Montorsi
Pubblicato il 11 Aprile 2013 - 07:41| Aggiornato il 22 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

LONDRA – Una casalinga inglese, Marina Chapman, ha raccontato in un libro pubblicato da poco la straordinaria storia della sua infanzia: quella di una bambina che per cinque anni è cresciuta in una foresta colombiana allevata da un branco di scimmie.

La storia assomiglia più ad un racconto di fantasia che alla canonica biografia di una donna inglese. Subito vengono in mente le celebri storie di Tarzan e del Libro della Giungla di Rudyard Kipling. Secondo il resoconto che ha fatto della sua esperienza, Marina Chapman sarebbe stata rapita all’età di cinque anni mentre si trovava in Colombia con i genitori. I malfattori avevano pianificato di chiedere un riscatto alla famiglia ma, per qualche poco chiara ragione, poco dopo il rapimento, hanno abbandonato la bambina nella profondità della giungla.

Qui, la bambina sarebbe senz’altro morta di fame e di stenti se non avesse presto incontrato qualcuno. Dopo una giornata intera passata a piangere nella solitaria foresta, svegliandosi da un sogno angosciato, la bambina vede intorno a sé una trentina di scimmie Cebus, dette anche «scimmie cappuccine», che la guardano incuriosite. Dopo una lunga e manesca ispezione, i primati decidono di lasciare in pace la bambina impaurita e le permettono perfino di stare insieme a loro. Lontana anni luce dai genitori, la piccola Marina, dopo l’iniziale paura, trova un sollievo in quel gruppo di animali che si mostrano particolarmente socievoli l’uno con l’altro e che le sembrano, in fondo, una strana famiglia.

Comincia così la vita di Marina insieme alle scimmie cappuccine, un’esistenza ferina che sarebbe continuata per cinque anni. Durante questo lungo periodo, la bambina impara a vivere nella foresta imitando i suoi compagni, dalla ricerca del cibo fino alle arrampicate sugli alti alberi e agli urli scimmieschi. Marina Chapman racconta che, le prime volte, imitava i versi delle scimmie sue compagne solo per divertirsi o per ascoltare il suono della propria voce. Ma, dopo poco, si è accorta che le altre scimmie rispondevano ed ha allora cominciato con loro una strana comunicazione.

Quando guarda indietro alla vita passata col branco, Marina, che ha ancora oggi un talento per arrampicarsi sugli alberi, sente una nostalgia per i suoi compagni di una volta. Sebbene allora le scimmie non avessero nomi, oggi molte di queste vengono alla sua memoria con un nomignolo affettuoso: Nonno, Marroncino, Punta Bianca.

L’incredibile storia di Marina Chapman è l’oggetto di un libro in inglese pubblicato da poco, dal titolo «La ragazza senza nome. L’incredibile storia vera di una ragazza allevata dalle scimmie». Nonostante la loro estrema rarità, altri casi di bambini allevati da branchi di animali, i cosiddetti «bambini selvaggi», sono conosciuti nella storia passata e recente, senza considerare quelli scaturiti dall’immaginazione di grandi scrittori come Kipling.