Sudafrica, polizia spara sui minatori in sciopero: oltre 30 morti. “Autodifesa”

Pubblicato il 17 Agosto 2012 - 08:20 OLTRE 6 MESI FA
I minatori morti in Sudafrica

JOHANNESBURG – Almeno 30 minatori sono stati uccisi negli scontri con le forze dell’ordine che reprimevano la protesta. E’ successo in Sudafrica, vicino alla miniera di platino di Marikana, città a 100 km a nord-ovest di Johannesburg.

La polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di minatori armati di machete, bastoni e spranghe di ferro, che si erano rifiutati di disperdersi dopo aver respinto un ultimatum della direzione della miniera che aveva intimato loro di riprendere il lavoro, pena il licenziamento.

Secondo  il commissario della polizia sudafricana i poliziotti avrebbero sparato per ”difendersi” dai manifestanti armati di machete e spranghe. In una conferenza stampa a Marikana il capo della polizia Riah Phiyega ha detto che sono stati uccisi 34 minatori, 78 persone sono rimaste ferite e 259 arrestate. ”I poliziotti hanno dovuto ricorrere alla forza per proteggersi dalla carica del gruppo”, ha aggiunto Phiyega.

Il ministro della Polizia, Nathi Mthethwa, ha condannato le violenze, sottolineando che la polizia aveva negoziato per tre giorni con gli scioperanti. ”Questo non doveva accadere. Abbiamo sempre insistito sul fatto che abbiamo delle leggi in questo Paese che permettono alle persone di scioperare, di riunirsi per manifestare, e crediamo che le persone non dovrebbero ignorare questi pilastri del nostro sistema. E’ una situazione terribile per tutti”.

La protesta è iniziata il 10 agosto. I lavoratori chiedono salari più alti e condizioni di lavoro migliori. Ma le trattative con l’azienda britannica Lonmin, proprietaria delle miniere e terzo produttore mondiale di platino, sono fallite. Anzi: l’impresa ha minacciato di licenziare gli oltre tremila dipendenti se non torneranno a lavorare. Loro, però, non sembrano voler fermare lo sciopero.

Lo sciopero ad oltranza è stato indetto dal sindacato radicale Amcu (Associazione dei minatori e sindacato delle costruzioni), che chiede che il salario sia il triplo di quello attuale, pari a circa 400 euro al mese. Ma anche qui c’è uno scontro tra sigle sindacali. Perché la Amcu è la costola estremista del Num, il Sindacato nazionale dei minatori.

Quelli del 16 agosto non sono i primi morti nelle proteste alla miniera di Marikana. Dal 10 agosto sarebbero già morte altre dieci persone. Tra queste ci sarebbero anche due poliziotti e otto operai che sarebbero stati uccisi in scontri con altri operai, appartenenti a sigle sindacali diverse. La mobilitazione, infatti, sta creando tensione tra gli stessi lavoratori, che spesso sono armati di “panga”, simili a machete.

La situazione dei minatori è resa ancora più perecaria dal declino degli investimenti stranieri in Sudafrica, dove ha sede l’80 per cento delle miniere di platino mondiali. Le principali imprese internazionali che estraggono il platino hanno ridotto i propri obiettivi di produzione per i prossimi anni, innescando un deficit di offerta destinato a far aumentare i prezzi.

L’economia sudafricana è la maggiore del continente. Secondo le previsioni della Banca centrale sudafricana, il tasso di crescita del 2012 è del 2,7%, lontano dal 7% necessario secondo il governo per creare lavoro. Il tasso ufficiale di disoccupazione è del 24,9%, e gli economisti sostengono che la metà delle persone sotto i 34 anni sia senza lavoro.

La tensione aumenta anche a livello politico in vista delle elezioni che si terranno nel 2013. Il presidente Jacob Zuma sta cercando di mantenere il favore dei suoi elettori e all’interno del suo partito. L’Anc, l’African National Congress, generalmente prende il 60% dei voti. Ma con la fine delle sanzioni internazionali e dell’apartheid non è arrivata una “democrazia economica”, come sottolinea al Wall Street Journal Mthuli Ncube, capo economista dell’African Development Bank.

Oggi le diseguaglianze economiche del Sudafrica sono le maggiori al mondo, molto più che in India o in Brasile. In quello che è uno dei Paesi con il mercato del lavoro meno flessibile chi ha un lavoro statale o tutelato dai sindacati ha un salario sicuro, spesso aumentato anche grazie agli scioperi, mentre chi non ha lavoro ha ben poche chance di trovarlo.