YOUTUBE Alessandra Mussolini parla di semi, Paola Concia…

di redazione Blitz
Pubblicato il 11 Febbraio 2016 - 19:26 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Alessandra Mussolini e Paola Concia, scontro in tv tra la europarlamentare di Forza Italia e la deputata del Pd sulla questione dell’utero in affitto nei giorni in cui si discute in Aula al Senato il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili.

Ospiti di Tagadà, il programma condotto da Tiziana Panella su La7, le due politiche si sono scontrate sul fatto che un bambino abbia diritto a conoscere entrambi i genitori, come sostenuto da Alessandra Mussolini, che ha domandato più volte con insistenza a Concia “Mi parli del semino? Mi dici da chi nasce questo povero bambino?”.

La deputata del Pd, che si è sposata in Germania con la propria compagna, ad un certo punto si spazientisce. Dice alla Mussolini: “Stai zitta”. Questa ribatte invitandola a non rivolgersi a lei così, dal momento che in caso contrario si scatenerebbe un caso di omofobia, e a quel punto Concia si alza dalla sedia e lascia lo studio. E Mussolini: “Ma che è che quando parlo se ne vanno tutti? Sono preoccupata”. E la conduttrice le fa eco: “Anche noi siamo preoccupati”.

IL DDL CIRINNA’ – Mercoledì 10 febbraio il disegno di legge ha superato il primo scoglio in Aula, quello della richiesta del non passaggio all’esame del testo. Richiesta che Palazzo Madama ha respinto, a voto palese, con il ‘no’ di 195 senatori, e forte di un asse inedito formato da Pd, M5S, Sel e Ala. Si tornerà a votare martedì prossimo. Mentre nel partito si produce un nuovo, acceso scontro tra l’ala laica e i Cattodem, con la libertà di coscienza come novello pomo della discordia. A scatenare l’ira dei Cattodem è la proposta di Luigi Zanda di limitare i voti di coscienza a tre emendamenti: quello pro-affido di Stefano Lepri, quello sulla piena adozione gay di Cecilia Guerra e quello all’art. 22 di Donella Mattesini. Una scelta che Zanda sottolinea essere modificabile ma che, raccontano, già in un ufficio di presidenza fa andare su tutte le furie Lepri, portando al rischio, poi rientrato, di una clamorosa diserzione dei Cattodem alla riunione.

Riunione nella quale, poi, Lepri chiede apertamente che i voti secondo coscienza siano nove. Alla fine l’assemblea non delibera ma si limita a prendere atto della proposta Zanda, con la possibilità che alla fine si ammetta il voto di coscienza su altri due emendamenti Cattodem, quello a prima firma Collina all’art.3 sui diritti e doveri delle unioni civili e quello Dalla Zuanna sull’estensione del reato di maternità surrogata.

Martedì, con l’inizio delle votazioni, le carte saranno finalmente scoperte e la prima ad essere messa sul tavolo, dopo il nulla di fatto del patto Pd-Lega sul taglio agli emendamenti, potrebbe essere quella del ‘canguro’ a prima firma Marcucci, che affonda diversi emendamenti del centrodestra, nonché quello sull’affido dei Cattodem ‘salvando’ l’impianto del ddl. E’ un’arma che, al momento, il Pd si riserva di usare nel caso in cui frani ogni altro tentativo di trattativa. Un’ultima carta che ha però l’effetto collaterale di scatenare la trincea di Ap, al momento contraria anche a qualsiasi soluzione di mediazione sulla stepchild adoption. E, non a caso, i centristi Sacconi e D’Ascola in serata avvertono come le chiusure del Pd aprano “un solco nel rapporto tra i due partiti” di governo.