YOUTUBE Isis si finanzia anche con sigarette e scarpe false

di redazione Blitz
Pubblicato il 18 Novembre 2015 - 07:30 OLTRE 6 MESI FA
YOUTUBE Isis si finanzia anche con sigarette e scarpe false

Isis si finanzia anche con sigarette e scarpe false

ROMA – Non solo droga, prostituzione e traffico di esseri umani. I terroristi del cosiddetto Stato Islamico si finanziano anche con la più diffusa e semplice delle dipendenze del mondo: la sigaretta. E con le scarpe da ginnastica contraffatte.

A dirlo è Louise Shelley, professoressa della George Mason University e uno dei massimi esperti mondiali sui rapporti fra terrorismo e criminalità organizzata. Durante un convegno organizzato dalla rivista di geopolitica Limes alla Biblioteca del Senato, a Roma, la professoressa Shelley ha sottolineato che spesso in passato ci si è concentrati troppo sul traffico di droga su larga scala e non abbastanza sui traffici di minore entità che sostengono le reti terroristiche.

 

“Come si è visto nell’attentato terroristico in Francia dello scorso gennaio, i terroristi che hanno attaccato Charlie Hebdo si erano finanziati attraverso la vendita di sigarette e di scarpe da ginnastica contraffatte. Quindi spesso si tratta di attività illegali su scala minore. Uno dei terroristi identificati negli attacchi di venerdì 13 novembre ha avuto otto condanne per reati minori. Quindi non si tratta di attività criminali su larga scala, di grandi organizzazioni criminali di grandi dimensioni: spesso ciò che finanzia i terroristi sono attività di piccolo cabotaggio. Questo lo abbiamo rilevato anche negli Stati Uniti, con traffici illegali su scala minore che generano un reddito che viene inviato all’estero per finanziare il terrorismo”.

Sulla gestione internazionale di questa situazione la professoressa Shelley è chiara:

“Non credo che si stia facendo abbastanza e credo che debba essere una priorità molto più importante. Uno dei motivi per cui i terroristi preferiscono queste attività è che comportano un rischio molto basso mentre i profitti sono relativamente alti, e quindi riescono a farlo. Per questo bisogna fare in modo che le cose cambino e che i consumatori capiscano e siano responsabilizzati su cosa acquistano”.