YOUTUBE Orune, il servizio del Tg1 sul Giro d’Italia non piace alla Sardegna
Pubblicato il 10 Maggio 2017 - 09:43 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – Il Giro d’Italia 2017 parte dalla Sardegna. Ma nel servizio del Tg1 la telecamera che lo presenta indugia troppo a lungo, secondo qualcuno, sul cartello che indica il paese di Orune bersagliato dai colpi di proiettile. E scoppia la polemica. Il sindaco non l’ha presa bene:
“L’ho visto sì, l’altra sera il servizio del Tg1 – ha spiegato Michele Deserra all’Unione Sarda -. Ma le dirò di più: ero con l’operatore della Rai quando ha ripreso i cartelli bucati a fucilate. Ho detto: ‘Attenzione, cogliete il messaggio vero'”.
Dal dicembre 2015, infatti, il Comune ha fatto dipingere fiori colorati sopra i fori dei segnali stradali assurti a tirassegno.
“La pace e la cultura, queste sono le uniche risposte alla violenza. È questo quel che abbiamo voluto ricordare. Poi, è vero che qualche idiota che sforacchia i cartelli o spegne i lampioni a fucilate c’è sempre, ma non si può mettere in mezzo un intero paese”,
ha provato a spiegare il sindaco. Contro il servizio del Tg1 si è scagliato anche il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale Pietro Pittalis:
“Non è accettabile che il Tg1 possa danneggiare l’immagine della Sardegna e, soprattutto, infangare le zone dell’interno. L’evento ciclistico è stato un veicolo straordinario dal punto di vista turistico, ma non è assolutamente concepibile che le aree del nuorese, partendo da Orune e Orgosolo, siano accomunate a terre di violenza e sequestri”.
Il consigliere ha chiesto al presidente della regione Francesco Pigliaru di prendere delle iniziative contro Rai Uno e contro l’autore del servizio per tutelare un territorio “da sempre dedito all’accoglienza dei turisti e alla tutela di un patrimonio di antiche tradizioni”.
Critico anche l’assessore regionale ai Lavori pubblici, Paolo Manichedda, che sul proprio blog ha scritto:
“In pochi minuti si è annullato il lavoro di promozione di mesi, in nome dell’ignoranza. La Sardegna terra di banditi raccontata a ‘freddo’ nel Giro d’Italia è un luogo del pregiudizio, non della cronaca”.