YOUTUBE Salah, Ak47 si inceppa. Sophia e Barbara vive

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Novembre 2015 - 12:33| Aggiornato il 20 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA
YOUTUBE Salah, Ak47 si inceppa. Sophia e Barbara vive

Sophia Bejali e Barbara Serpentini in una foto del Daily Mail

PARIGI – Abdeslam Salah, l’uomo più ricercato d’Europa, entra con il suo Ak47 nella pizzeria Casa Nostra di Parigi con lo scopo di continuare ad uccidere. Il killer spara a Sophia Bejali, 40 anni, e Barbara Serpentini, 18, studentessa di scienze politiche di origini italiane. Le due donne, però vengono “graziate” dall’arma inceppata o dai proiettili finiti.

Inzialmente, dopo la diffusione del video da parte del Daily Mail, si era parlato di una donna sola. Ora è lo stesso giornale britannico a raccontare l’accaduto. La vicenda la ricostruisce Federica Macagnone sul Messaggero:

 “Non ci vedevamo da circa due settimane e così le ho detto ‘Andiamo a bere qualcosa’ – ha raccontato Sophia che lavora in un studio legale di Parigi – Ci siamo dirette a un café di Rue de la Fontaine-au-Roi ma poi abbiamo cambiato idea. Ero stata una sola volta alla pizzeria Casa Nostra, era accogliente, silenziosa e così abbiamo optato per sederci lì fuori. Se avessi scelto l’altro ristorante forse saremmo morte. Forse non avrei avuto il tempo di gridare a Barbara di andare sotto il tavolo. Forse, forse, forse. Cerco di non pensare a quello che è successo”.

“Alle 21.20 un succo di albicocca e un bicchiere di chardonnay vengono serviti al loro tavolo da Jasmine El Youssi, cameriera, 20 anni, uno dei tanti eroi di quella notte che ha aiutato una donna ferita assistendola dietro il bancone dove si erano rifugiate” .

“Alle 9.34 è scoppiato l’inferno. ‘Ricordo solo questa macchina nera ferma davanti a noi, poi, all’improvviso, ho iniziato a sentire un rumore. Mi sembravano dei petardi ma in pochi secondi mi sono resa conto che quell’uomo stava sparando. Ho urlato a Barbara di andare sotto il tavolino, l’ho spinta giù. Poi è tutto molto vago. Mi ricordo che ci tenevamo strette. Non ho visto quello che succedeva intorno a noi perché ci eravamo nascoste sperando di non essere viste. Ho sentito la scarica di colpi ed era così forte che non riuscivo a sentire eventuali grida o qualsiasi altra cosa avvenisse anche a poca distanza. Poi il suono si è fermato e ho detto a Barbara: “Andiamo, corri””.

“E Barbara ha corso, con tutto il fiato che aveva in gola verso la salvezza: ‘Non dimenticherò mai quei momenti. Mi tenevo le mani sugli occhi. Ero stretta a Sophia, tremavamo. Sentivo i colpi di kalashnikov e continuavo a pensare “Adesso un colpo mi raggiungerà. Sto per morire. Sto per morire”. Poi le raffiche sono diminuite, un terrorista si era fermato. Ho aperto gli occhi e ho visto i suoi piedi. Aveva le scarpe da ginnastica nere, è stato davanti a me per un tempo che mi è sembrato un’infinità. Non volevo che i nostri occhi si incrociassero e mi sono messa nuovamente le mani sul viso. Ma lo sentivo, era lì a 20 centimetri da me. L’altro terrorista stava continuando a sparare e, dunque, non ho udito cosa stesse facendo accanto a me. Poi mi sono accorta che era andato via e ho pensato che non ci avesse visto’. Come si vede anche nel filmato, pochi attimi dopo le due amiche, in preda allo choc e al panico, sono uscite da sotto il tavolo e hanno iniziato a correre. «Abbiamo iniziato a bussare alle porte, chiedevamo aiuto nella speranza che qualcuno ci facesse entrare – ha raccontato Barbara – Abbiamo provato in tre portoni ma erano chiusi. Infine ne abbiamo trovato uno aperto e siamo entrate. Tremavamo, eravamo sotto choc, non riuscivamo a a parlare”.

Adesso, Sophia e Barbara continuano a ripensare alla straordinaria serie di coincidenze che le ha salvate: sarà stato il destino, il fato o la fortuna ma alcune scelte diverse hanno fatto sì che i loro nomi non rientrassero nelle lista delle vittime del massacro parigino. La scelta della localtion e del posto hanno dato a Sophia la possibilità di individuare la scarica di proiettili e di mettersi al riparo trascinando con sé l’amica. Poi l’arma puntata sulla testa che si inceppa consentendo loro di salvarsi la vita. “Mi puntava il kalashnikov addosso, siamo state fortunate – ha detto Sophia – Non avevamo capito che il terrorista aveva tentato di ucciderci”. Barbara ancora stenta a credere a quello che ha visto in quelle immagini: “Abbiamo pensato che non ci avesse visto. Non avevo capito che eravamo così vicine a essere uccise. È pazzesco pensare che le nostre vite sono state salvate a causa della mancanza di un proiettile o da un kalashnikov inceppato. Quando rivedo quelle immagini vedo due donne fortunate nel video, ma non posso credere di essere io. So che può sembrare pazzesco, ma mi vedo dall’esterno e sono felice per le persone che si sono salvate magari grazie alla stessa serie fortunata di coincidenze””.