Honduras/ Due donne, due modi di vedere Zelaya. “Ha sempre lavorato per i poveri”. “No, era amico di Chavez, ora che non è più al potere si respira aria di libertà”

Pubblicato il 10 Agosto 2009 - 21:01 OLTRE 6 MESI FA

L'ex presidente dell'Honduras manuel Zelaya

Armida Villela López de Contreras, è un avvocato diventato uno tra i più visibili critici del presidente honduregno espulso Manuel Zelaya. Hedme Castro invece, è una delle migliaia di insegnanti che da settimane protestano per chiedere il ritorno di Zelaya.

Tra di loro c’è un enorme divario socio-economico e politico che ancora oggi minaccia la stabilità di quello che una volta era per gli Stati Uniti uno dei paesi tra i più affidabili in tutta l’America Latina. Le loro posizioni così distanti fanno capire come questa crisi politica che sta vivendo il piccolo paese centro americano, non si concluderà a breve.

López Contreras, è un membro di spicco nella borghesia del paese. Per lei, Zelaya è stato espulso perché si era alleato col Presidente del Venezuela Hugo Chávez, minacciando in questo modo la democrazia honduregna: «Zelaya soffocava tutti gli altri poteri del  governo. Ora che se n’è andato, respiriamo aria di libertà. Si tratta di una conquista a cui non vogliamo rinunciare».

La Castro vive invece a contatto con la classe operaia; secondo il suo parere, il presidente Zelaya è stato espulso dalle persone che, come la signora López Contreras si sentivano minacciate dagli sforzi compiuti per sollevare i poveri, con un aumento del salario minimo portato da Zelaya dai 6 dollari al giorno a 9,60.

La settimana scorsa, i sostenitori di  Zelaya  insieme agli insegnanti avevano cercato di mettere sotto pressione il governo di Micheletti tenendo chiuse le scuole e organizzando manifestazioni e blocchi del traffico lungo le autostrade del paese. «Non credo di aver mai visto un presidente come lui» ha detto la Castro a proposito di Zelaya. «Forse ha commesso degli errori, ma ha sempre lavorato per i poveri. Questo è il motivo per cui lotteremo fino alla fine per lui».

Il governo sostiene che la vita nel paese è tornato alla normalità, ma le scuole pubbliche continuano a restare chiuse:  l’esercito protegge la maggior parte degli uffici governativi e ci sono continui scontri tra la polizia e i manifestanti. Anche gli attacchi sia contro la stampa libera sia contro gli esponenti dell’ex governo aumentano: i media offrono un costante aggiornamento su delle accuse in realtà abbastanza vaghe lanciate contro il presidente Zelaya che parlano di corruzione  etraffico di droga.

Dall’altra parte i sostenitori dell’ex presidente, ritraggono nei graffiti sui muri il leader del governo de facto Roberto Micheletti, come “Pinocheletti”, in riferimento al Gen. Augusto Pinochet, ex dittatore cileno.

Il giorno in cui  il Sig. Zelaya è stato espulso, Castro era la direttrice di una scuola elementare con circa 800 studenti; l’insegnante, prima del golpe non sosteneva apertamente Zelaya e non amava particolarmente neanche il sindacato degli insegnanti, che giudicava come corrotto. Ora dice: «Non si tratta solo del Presidente Zelaya. Questo è il mio paese. Molte persone hanno dato la loro vita per avere una democrazia. E non possiamo lasciare che un gruppo di élite ci riporti indietro di anni».