Il Senato Usa contro Google nell’udienza all’Antitrust

WASHINGTON – La prima udienza di Google al senato americano per l’indagine dell’antitrust Usa, la Federal Trade Commission, sull’abuso di posizione dominante e concorrenza sleale del motore di ricerca ha visto Eric Schimdt, il presidente di Google, rispondere per tre ore alle domande della Commissione d’inchiesta, guidata dal repubblicano Mike Lee e dal democratico Al Franken, rigettando tutte le accuse e sostenendo l’impegno di Google nell’offerta del miglior servizio possibile nel rispetto dei suoi concorrenti.

I membri del Senato hanno posto le loro domande a Schmidt: il senatore repubblicano Lee ha spiegato la posizione delicata occupata dal motore di ricerca in internet, che “può determinare chi avrà successo e chi fallirà nel web”, definendo Google “il più grande kingmaker – letteralmente ‘fautore di re’ – sulla Terra”.

Lee ha anche segnalato lo strano caso del “terzo posto magicamente occupato ogni volta” da Google come sito di comparazione dei prezzi, preceduto da Nextag, PriceGrabber o Shopper, mentre altri motori di ricerca indicano differenti classifiche dei siti. “Non so se avete ottenuto questo risultato con un algoritmo separato e se ne abbiate creato uno nuovo, ma comunque ”cuciniate” la questione, voi siete terzi”. Un accusa precisa quella di Lee a cui Schmidt ha replicato: “Posso assicurarle che non cuciniamo nulla”.

Anche il senatore democratico Franken ha incalzato il presidente di Google chiedendo se usassero ancore le informazioni di Yelp, uno dei siti che ha chiesto al senato americano di procedere con l’inchiesta, ma la risposta di Schmidt è stata: “Per quello che ne so, no”. Franker ha dunque replicato con un “per quel che ne sa?”, con Schmidt che ha risposto: “Dovrò controllare, ma non ne sono a conoscenza”.

Schmidt ha rifiutato tutte le accuse mosse dall’Antitrust, che ha visto sia il senatore repubblicano che quello democratico incalzare con le proprie domande il presidente di Google in un’udienza durata tre ore, con l’avvocato dell’Antitrust Thomas Barnett che ha dichiarato: “Google non ci arriva. C’è un problema? Si, c’è se google è impegnato in una condotta impropria”.

Schmidt ha dunque replicato a tutte le accuse mosse dall’Antitrust, con entrambi i senatori, sia il senatore repubblicano che il democratico, incalzare con le proprie domande il presidente di Google nell’udienza, ritenuto dunque un  ”kingmaker” che decide le sorti della pubblicità sul web, sostenendo che servire i consumatori “non solo ha favorito il successo di Google, ma ha anche permesso di creare prodotti e servizi che aiutano altre aziende a prosperare”, sottolineando come Google Search abbia permesso nel 2010 di generare 64 miliardi di dollari per le centinaia di migliaia di piccole imprese sparse negli Stati Uniti.

Entrare nel mercato dei motori di ricerca 13 anni fa, quando Yahoo! era il colosso del web, non è stato affatto facile, ma l’innovazione è stata la chiave vincente secondo Schmidt, con l’algoritmo di Pagerank che permette agli utenti di segnalare i siti più utili: “i risultati delle ricerche con Google sono in definitiva un parere scientifico delle informazioni che gli utenti hanno trovato più utili”.

Sottolineare poi i 500 cambiamenti operati sul prezioso algoritmo, di cui Google potrebbe perdere la licenza esclusiva, come indicazione di quanto la compagnia operi in maniera costante per migliorare il servizio offerto, dichiarando inoltre: “siamo sempre felici di ascoltare critiche e preoccupazioni dai nostri consumatori, così da poterci migliorare”.

Nel suo blog ufficiale prima dell’udienza Google aveva scritto: “Siamo aperti alla competizione. Ci rende migliori e rende migliori i nostri concorrenti. Ma ancor più importante, implica migliori prodotti per i nostri utenti”. Schmidt si è presentato alla commissione, spiegando il suo ruolo all’interno di Google, ed ha sottolineato l’appoggio al piano economico del presidente Barack Obama, perche “l’economia ha bisogno di tutto il supporto possibile”.

Gestione cookie