Test di gravidanza prima della pillola dei 5 giorni, i ginecologi dicono no

Pubblicato il 6 Luglio 2011 - 16:22 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il via libera alla pillola contraccettiva ‘dei 5 giorni dopo’ è arrivato il 15 giugno scorso dal Consiglio Superiore di Sanità, ma è già in discussione la necessità di far fare obbligatoriamente, prima della somministrazione, un test di gravidanza alla donna che richiede la pillola. Su questo punto quasi 9 ginecologi italiani su 10 si dicono contrari, bocciando la prescrizione obbligatoria del test.

La restrizione, secondo i ginecologi, non risponderebbe infatti a tempi compatibili con la tempestività d’uso della contraccezione d’emergenza.

Per di più solo il 15,7% delle donne accetterebbe il test senza obiezioni, mentre il 32% pensa che le donne potrebbero rinunciare a questa opportunità.

Sono questi i principali risultati della prima indagine sul tema, svolta da Datanalysis per conto dell’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) su oltre 300 ginecologi italiani di Asl e Ospedali.

Già approvata dall’EMA, l’Autorità Farmacologica Europea, la pillola è oggi acquistabile in vari Paesi europei ed anche negli Stati Uniti dove, contrariamente all’Italia, non sono stati posti limiti all’accesso alla prescrizione.

”Penso – dichiara Rossella Nappi, ginecologa all’Università di Pavia – di potere esprimere a nome della comunità scientifica italiana l’imbarazzo, a fronte delle posizioni assunte dagli organismi regolatori mondiali, nel caso in cui venisse applicata una restrizione d’accesso generalizzata alla contraccezione d’emergenza”.

Anche Emilio Arisi, presidente della Società Medico Italiana della Contraccezione, sottolinea come la pillola dei 5 giorni dopo ”non va assolutamente confusa con la pillola abortiva RU486”.

L’Osservatorio O.N.Da, conclude la sua presidente Francesca Merzagora, ”si affianca a quanto espresso dal mondo clinico, ritenendo che l’Italia rappresenterebbe, in caso di restrizioni, un’eccezione assoluta tra i Paesi europei. L’esecuzione di un test ematico ritarderebbe, infatti, l’accesso all’ultima possibilità per evitare un’interruzione volontaria di una gravidanza indesiderata”.