Berlusconi co autore della riforma, ricorda Marco Travaglio. Ora è col No, con D’Alema, Bersani, Monti, i colpevoli del disastro

Pubblicato il 20 Novembre 2016 - 06:29 OLTRE 6 MESI FA
Referendum. Berlusconi: riforma un po' sua, Marco Travaglio

Referendum. Berlusconi: riforma un po’ sua, Marco Travaglio(Foto Ansa)

Berlusconi che incita, più o meno, a votare no al Referendum, fu tra i padri della legge di riforma della Costituzione che oggi vorrebbe affossare. La rivelazione è di Marco Travaglio. In un articolo-lettera indirizzato a Michele Santoro, Travaglio rivendica la primogenitura del No alla riforma:

“Ci siamo sempre opposti al mito del “cambiamento” fine a se stesso, visto che ben poche delle tante (43 articoli su 139) riforme di questi 68 anni l’hanno migliorata: anzi quasi tutte l’hanno peggiorata. Quando, nel marzo 2014, fu presentato il ddl Boschi-Verdini-Berlusconi (già, tra i coautori c’è anche B., che poi ha cambiato idea, forse), lo esaminammo con spirito laico, ci confrontammo con i migliori costituzionalisti e scrivemmo ciò che pensiamo: è una schiforma da respingere”.

Agli atti il vostro cronista non è riuscito a trovare conferma, il ddl di riforma porta la firma dei soli Matteo Renzi e Maria Elena Boschi. Se però lo sostiene Marco Travaglio, reporter di grande classe e sempre documentatissimo, non può che essere vero, quanto meno nella sostanza.

Se è vera quanto meno la sostanza, ecco confermata la grande incongruenza del fronte del No, che unisce personaggi come Berlusconi, D’Alema, Bersani, gente che dovrebbe nascondersi, riparare sulla loro Sant’Elena. Sotto la loro guida, l’ Italia si è incartata, è cresciuta alla metà del resto d’Europa, ha generato odio sociale, invidia.

Non gli chiediamo scuse, hanno agito in buona fede, in nome di interessi tutti legittimi e rispettabili, Bersani, simpatico Boy scout che dichiarando guerra agli Ordini che ne ha lasciato più di prima, D’Alema, comunista e post comunista che alla rivoluzione proletaria ha sostituito le sale  Bingo, Berlusconi, che ha dato agli italiani i film tutte le sere e non più solo il lunedì, vecchi di due anni almeno. Tutta gente capace, nel loro campo rispettabili, ma che ora dovrebbero essere non rottamati ma obliterati. Non ci sono riusciti, hanno fatto solo danni. Non hanno più diritto di parola. Senza nominare gli altri pasticcioni, tutta brava gente, che ha fatto le cose giuste a metà, ma che quella metà fatta a ragione non giustifica l’altra metà fatta a dir poco con i piedi.

Onore a Marco Travaglio, che può vantare il merito della coerenza. Onore anche a Beppe Grillo, che questo sfacelo non lo ha provocato lui, ma lo ha cavalcato, sfruttandolo, aizzando un canaio furioso che è la base del fronte del No. Onore perfino a Matteo Salvini, erede di quel Bossi che vedeva celti persino sulle Dolomiti. Anche lui non ne ha colpa, se il sottoproletariato culturale del Nord è con lui non è colpa sua, è di quelli che hanno amministrato l’ Italia in questi 30 anni. Nominiamo i vivi: Prodi, Berlusconi, D’Alema, Enrico Letta, Bersani (non è riuscito a fare il primo ministro, ma di danni ne ha fatto abbastanza anche lui) e il peggio di tutti, Mario Monti. È con il suo Governo che la disoccupazione si è impennata e anche i consensi a Beppe Grillo.

Fermiamoci, se no facciamo la fine del salernitano De Luca. Ma non possiamo nasconderci i fatti. Sul fronte del No, con Travaglio e Grillo, ci sono schierati i colpevoli del Grande Disastro. Serve altro?