Spagna, studentesse italiane dovevano essere su un altro bus

Spagna, studentesse italiane dovevano essere su un altro bus
Spagna, studentesse italiane dovevano essere su un altro bus

TERRAGONA – Incidente in Spagna, le studentesse italiane del progetto Erasmus sarebbero dovute salire su un altro pullman. Lo scambio di posti è avvenuto all’ultimo, e adesso i genitori si domandano perché.

A spiegarlo a Fabrizio Caccia e Andrea Pasqualetto sul Corriere della Sera è Paolo Riba, il padre di Annalisa, una delle poche sopravvissute della comitiva di studentesse che sul pullman ribaltatosi in Catalogna domenica 20 marzo:

“Annalisa mi ha detto che erano stati assegnati loro dei posti sul bus numero uno. E invece, non ho capito per quale ragione, forse per seguire gli amici, alla fine sono salite sul numero cinque, l’ultimo”.

Un altro genitore, Alessandro Saracino, padre di Serena, una delle vittime, aggiunge che sua figlia e le altre ragazze italiane “volevano fermarsi a dormire a Valencia quella notte dopo la festa dei fuochi ma non trovarono posto perché in città era tutto esaurito”.

Così sono salite su quel pullman. Il resto sono vaghi ricordi, per chi è sopravvissuto come Annalisa, che dal letto di ospedale racconta:

“Ricordo che ho sentito un fracasso improvviso, poi mi sono ritrovata sotto un sedile, incastrata. Allora ho urlato in tutte le lingue chiedendo aiuto, finché per miracolo ho visto spuntare due braccia che mi hanno sollevato e tirato fuori. Due braccia sconosciute. Ora vorrei tanto incontrare il mio angelo salvatore”.

 

Se non si sa chi l’ha salvata, non è chiaro nemmeno se qualcuno abbia davvero una responsabilità. L’autista risulta indagato per omicidio colposo plurimo, ma i genitori delle ragazze morte lo difendono:

“Noi non vogliamo che venga punito l’autista del pullman — dice il papà di Serena Saracino —. Chiediamo però che si indaghi sul perché quell’uomo sia stato indotto a mettersi al volante alle tre di notte…». «Noi non abbiamo sete di vendetta», gli fa eco il signor Riba, a dimostrazione di quanto sia composto e civile il dolore di questi genitori. Come pure Riccardo Ferrari, il papà di Laura, 23 anni, di Modena, studentessa di Giurisprudenza, la ferita più grave, operata alla testa per molte ore all’ospedale Santa Creu e San Pau di Barcellona. «Mia figlia adesso è in coma, è ancora grave — racconta il padre —. Eppure non ce l’ho con l’autista, perché sono anch’io un professore e ogni anno accompagno tanti studenti in gita. Gli incidenti stradali possono capitare, anche se non dovrebbe…».

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