Alessandria: marocchino ruba 17 volte, preso. Niente carcere

di redazione Blitz
Pubblicato il 8 Aprile 2016 - 09:19 OLTRE 6 MESI FA
Alessandria: marocchino ruba 17 volte, preso. Niente carcere

Alessandria: marocchino ruba 17 volte, preso. Niente carcere

ALESSANDRIA – Giovane marocchino di 35 anni commette 17 furti nei negozi del centro ad Alessandria, per un totale di 2mila euro di refurtiva. Arrestato dai carabinieri, viene liberato dal tribunale. Secondo il giudice, infatti, non sussistono i presupposti per una misura cautelare in carcere.

L’uomo, ladro in bicicletta, da gennaio avrebbe svaligiato diversi negozi di vestiti nel centro di Alessandria: secondo quanto scrive Miriam Massone su La Stampa, 

il 28 febbraio da Tally Weijl si è portato via 100 euro di camicie, il 9 marzo si è impossessato di 10 paia di pantaloni per un valore di 300 euro, il 15 marzo è tornato da Terranova, negozio di moda per ragazzi che aveva «visitato» già 11 volte da gennaio per un danno complessivo di 1400 euro, il 25 marzo da Pimkie ha rubato giubbotti da donna (90 euro), il 4 aprile altro furto da Tally Weijl: 7 paia di jeans per 210 euro.

Alla fine i carabinieri hanno organizzato anche servizi in borghese tra i negozi per riuscire a smascherarlo. Difficile fermarlo, perché fuggiva sempre su di una bicicletta che lasciava parcheggiata nelle traverse di corso Roma.

Alla fine, però, ce l’hanno fatta: l’hanno sorpreso all’uscita di un supermercato Penny Market, lontano dal centro. Anche qui aveva rubato, ma un addetto alla vigilanza si è accorto del furto e l’ha bloccato nella zona delle barriere che si aprono in automatico quando entra qualche cliente.

L’uomo stava cercando di superare il dispositivo antitaccheggio con tre paia di scarpe non pagate (per un valore di 90 euro), ed è stato arrestato dai carabinieri per tentato furto aggravato.

Il pubblico ministero, però, ha deciso di liberarlo, spiega La Stampa,

 ritenendo che non ci fossero gli estremi per una misura cautelare, nonostante gli accertamenti dei militari e il riconoscimento da parte delle commesse di corso Roma, per le quali era diventato un incubo.