Aumentano i laureati, ma non trovano lavoro: fuori dalle Università non c’è “trippa” per i giovani

Pubblicato il 23 Dicembre 2010 - 06:13 OLTRE 6 MESI FA

Un brutto segnale. Soprattutto in un momento come questo in cui per intercettare il treno della ripresa investire su menti fresche, preparate e proiettate al futuro è un must irrinunciabile. Negli ultimi tre anni è sceso il numero dei laureati licenziati dal sistema universitario italiano e, come se non bastasse, è in calo anche l’indice di occupabilità di chi, finiti i tre o cinque anni accademici, si presenta sul mercato del lavoro. Una fotografia a tinte fosche quella scattata dall’ultimo Rapporto Stella, che ha messo sotto la lente di ingrandimento i percorsi di 150mila laureati nel triennio 2007-2009 in diversi atenei dello stivale.

Per quanto riguarda il numero di laureati, sono soprattutto le lauree mediche (-15,9%) e quelle giuridiche (-6,5%) a risentire del calo. Ma la flessione è generalizzata: unica eccezione per i laureati in economia e statistica in crescita de 4,8% per cento. Fra i motivi che hanno influenzato la dinamica negativa, oltre sicuramente al basso grado di fiducia che le nuove generazioni nutrono per il sistema accademico made in Italy, la mancanza di servizi adeguati all’accoglienza e alla mobilità dei fuorisede. Da questo punto di vista, fra le prime università a muoversi, è stata Milano-Bicocca, che recentemente ha annunciato che si doterà di tre nuove residenze universitarie con una gara da 18 milioni di euro per nuovi 440 alloggi.

Obiettivo dichiarato è far fronte alle esigenze nate da una crescita costante, in controtendenza, questa volta, rispetto ai dati Stella: il numero di iscritti all’anno accademico 2010-2011 dell’Ateneo ha infatti superato la soglia di 33.000 studenti, con un incremento degli immatricolati, rispetto all’anno precedente, di oltre il 5 per cento. Una parziale notizia positiva che, tuttavia, non è sufficiente a modificare il quadro generale, in particolare se si guarda alle opportunità lavorative che si presentano ai neolaureati nei primi 12 mesi post-diploma.

Lo conferma, ancora una volta, l’indagine occupazionale ‘Stella’ sui laureati 2009 a un anno dalla laurea, che ha elaborato quasi 13.000 interviste appartenenti a otto degli Atenei che aderiscono a tutti i servizi del Consorzio Interuniversitario Lombardo per L’Elaborazione Automatica, vale a dire l’Università degli Studi di Bergamo, di Brescia, di Palermo, di Pisa e di Milano, l’Università di Milano – Bicocca e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Pochi laureati (soprattutto rispetto ai livelli europei) e pochissimi occupati. È infatti il dato sull’occupabilità a un anno dalla laurea a destare più preoccupazione, poiché dimostra quello che già da più parti si temeva, e cioè la bassa competitività del sistema Italia.

Nello specifico, l’indagine ha registrato una flessione nell’occupazione che è passata, negli ultimi tre anni, per i laureati triennali dal 36,9 al 34,4 %, per i laureati magistrali dal 60 al 56,6% e per i laureati “a ciclo unico” dal 53 al 49,6 per cento. Dalle analisi risulta inoltre che quasi il 4% dei laureati magistrali e più del 5% dei laureati a ciclo unico sono comunque inseriti nel mondo del lavoro, ma attraverso uno stage non retribuito. Come dire, oltre il danno anche la beffa.