Le confessioni di Roberto Cavalli: “Prego Dio e rispetto il burqa”

Pubblicato il 6 Settembre 2010 - 19:21 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Cavalli

Dalla moda alla religione, passando per amore e rispetto: lo stilista Roberto Cavalli, che a fine settembre festeggerà i 40 anni della sua moda e il 15 novembre compirà 70 anni, si confessa alla giornalista Eva Desiderio sull’ultimo numero di Book Mod@ Uomo.

Parla con Dio ogni sera e pensa che le nuvole siano geroglifici divini. È curioso di sapere ”cosa c’è dopo”. Crede nella religione dell’amore e del rispetto, anche verso il burqua e il diritto dei gay ad avere figli. Pensa che la vita vada bevuta e ai figli insegna il ‘trittico felice’: lavorare, guadagnare, spendere.

Cavalli ripercorre la sua storia nella moda (che verrà anche celebrata con un volume curato da Franca Sozzani) da quando, nel 1966, stampava e dipingeva T-shirt in un garage fiorentino che venne travolto dall’alluvione. Nel 1969 ”inventai la stampa su pelle, la voleva Hermes, io la tenni per me e mi comprai un Ferrarino”.

Nel ’70 andò con il pret-a-porter a Parigi e nel 1971 presentò in Sala Bianca, al Pitti. L’inglese l’ha imparato ”con le turiste in piazza della Signoria. Ero bellino…”. Il grande amore della sua vita – confessa – èstata la prima moglie Silvana, madre di Cristiana e Tommaso, conosciuta sull’autobus della scuola. Poi la storia e il matrimonio con Eva Duringer, miss Austria, da anni ormai anche suo braccio destro e madre degli altri tre figli, Rachele, Daniele, Robin. Negli anni del minimalismo il successo di Cavalli si appanno’: ”nel ’92 volevo chiudere la ditta, ma non volevo licenziare. Così mi inventai un filo di lycra dentro le stampe serpente, poi con la carta vetrata invecchia il tessuto. Una figata”. E tornò sulla breccia, ”di fondo per Eva, era giovane, voleva lavorare con me”.