Napoli, scontro De Magistris-Saviano. Sindaco: “Tuo successo cresce con spari camorra”. Scrittore: “Sarà accoltellato da suoi lacché”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Gennaio 2017 - 15:14 OLTRE 6 MESI FA
Napoli, scontro De Magistris-Saviano. Sindaco: "Tuo successo cresce con spari camorra". Scrittore: "Sarai accoltellato da suoi lacché"

De Magistris-Saviano

ROMA – È uno scontro durissimo quello tra il sindaco Luigi De Magistris e lo scrittore Roberto Saviano. Un botta e risposta al vetriolo che infiamma il giorno dell’Epifania. Il motivo? Il commento dell’autore di Gomorra dopo il raid che due giorni fa ha portato al ferimento di tre senegalesi ed una bambina di 10 anni. “Stai facendo ricchezza sulle nostre fatiche”, dice il primo cittadino. “Lei mistifica la realtà, unico modo per evitare di affrontarla”, replica l’autore di Gomorra.

“Questa città non è cambiata. Illudersi di risolvere problemi strutturali urlando al turismo o alle feste di piazza è da ingenui. Nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore diventa connivenza“,

ha detto Saviano in un’intervista a Repubblica, scatenando la replica di De Magistris, che si è scagliato contro lo scrittore con un lunghissimo post su Facebook.

A Napoli

“più si spara, più cresce la tua impresa. Non posso credere che il tuo successo cresca con gli spari della camorra”,

scrive il primo cittadino partenopeo in quella che sembra quasi una lettera indirizzata allo scrittore campano.

“Caro Saviano – scrive De Magistris su Facebook – sei diventato un brand che tira se tira una certa narrazione. Vuoi vedere, caro Saviano, che ti stai costruendo un impero sulla pelle di Napoli e dei napoletani? Stai facendo ricchezza sulle nostre fatiche, sulle nostre sofferenze, sulle nostre lotte. Che tristezza. Non voglio crederci”. “Caro Saviano – aggiunge ancora il sindaco- tu sei un caso all’incontrario. Più racconti che la camorra è invincibile e che Napoli è senza successo e più hai successo e acquisisci ricchezza. Caro Saviano, ti devi rassegnare: Napoli è cambiata, fortissimo è l’orgoglio partenopeo. La voglia di riscatto contagia ormai quasi tutti. Caro Saviano, non speculare più sulla nostra pelle. Sporcati le mani di fatica vera. Vieni qui, mischiati insieme a noi”.

“Saviano – si chiede poi l’ex magistrato- è in malafede? Fa politica? È un avversario politico? Non ci credo, non ci voglio credere, non ne vedrei un motivo plausibile. Ed allora, caro Saviano, vuoi vedere che sei nulla di più che un personaggio divenuto suscettibile di valutazione economica e commerciale? Vuoi vedere che Saviano è, alla fin fine, un grande produttore economico. Se Napoli e i napoletani cambiano la storia, la pseudo storia di Saviano perde valore economico”.

Poche ore dopo arriva la risposta di Saviano, il quale, prima condivide il post del primo cittadino sulla sua pagina Facebook, e poi replica.

“Sindaco De Magistris – scrive Saviano – quando le mistificazioni della sua amministrazione verranno al pettine, a pugnalarla saranno i tanti lacchè, più o meno pagati, dei quali si circonda per mistificare la realtà, unico modo per evitare di affrontarla”. “Due sparatorie in pieno centro – aggiunge lo scrittore – e una bambina di 10 anni ferita in un luogo affollatissimo della città: ma il sindaco è infastidito dalla realtà, a lui non interessa la realtà, a lui interessa l’idea, quell’idea falsa di una città in rinascita: problema non sono le vittime innocenti del fuoco della camorra, problema è che poi Saviano ne parlerà. Distoglierei lo sguardo da Napoli se le organizzazioni criminali smettessero di tenere sotto giogo l’intera città, che è tutta una periferia, tranne qualche quartiere collinare ricco dei reinvestimenti della camorra”.

E se De Magistris aveva citato Borsellino, ecco quindi che lo scrittore inserisce Giovanni Falcone nella sua replica.

“De Magistris, lei è un ex magistrato, dovrebbe sapere che la scorta si dà per proteggere e non per mandare a morire. A Falcone, gente ingenua e priva di riferimenti, diceva che gli attentati se li organizzava da solo, almeno lei non ha detto che la situazione in cui vivo me la sono inventata io, è già qualcosa. Ma lei ha bisogno di me, ha bisogno di contrapporsi a qualcuno: lei ha bisogno delle contrapposizioni perché senza quelle dovrebbe affrontare la realtà dei tanti soprusi che la sua amministrazione tollera. Ma non è l’unico: quando criticavo Berlusconi ero da strozzare, con Renzi sono diventato un gufo, se parlo di infiltrazioni mafiose al Nord diffamo. Lei mi definisce uno zelluso (cioè calvo) anemozionale e la cosa, in fondo, mi fa anche un po’ ridere”.