Processo “sanitopoli”: procura presenta telefonate a luci rosse e l’imputato Del Turco lascia l’aula

Pubblicato il 15 Giugno 2010 - 11:00 OLTRE 6 MESI FA

Ottaviano Del Turco

Episodi di tensione molto alta si sono verificati durante il processo per lo scandalo “sanitopoli”,  che si svolge a Pescara e che vede imputato l’ex sindacalista, ministro delle Finanze e da ultimo preidente della Regione Abruzzo e  Ottaviano Del Turco, accusato dal procuratore di Pescara Nicola Trifuoggi di corruzione e associazione a delinquere.

Sono stati momenti di bagarre e tensione talmente intensi che Del Turco ed il suo avvocato hanno deciso di abbandonare l’aula.

La tensione ha cominciato a salire quando ha preso la parola il rappresenmtante della pubblica accusa. Il procuratore Nicola Trifuoggi ha detto: “Sesso telefonico sulle linee della Regione, uffici dell’ente trasformati in alcova, amanti stipendiate come consulenti della giunta, viaggi di piacere in alberghi a cinque stelle con i soldi pubblici. E l’imprenditore della sanità Vincenzo Angelini che pagava tangenti. Tutto questo mentre la regione sprofondava nel debito sanitario. Funzionava così, con Ottaviano Del Turco governatore dell’Abruzzo… “.

Ma a far letteralmente imbufalire Del Turco non sono state queste parole bensì altre. Trifuoggi infatti, dopo il suo discorso introduttivo, ha cominciato a leggere le intercettazioni private e a luci rosse di Del Turco e di altri componenti del suo staff, per spiegare la “strumentalizzazione dell’ufficio pubblico per usi privati” (e quindi l’accusa di associazione a delinquere).

Così la terza udienza per l’indagine che due anni fa portò all’arresto dell’allora governatore, e di gran parte della sua giunta, si è trasformata in bagarre e alla fine Del Turco ed il suo legale hanno abbandonato l’aula per protesta.

“Quando non si hanno molti argomenti per dimostrare un’accusa così rilevante come quella che mi è stata mossa, si ricorre al dileggio personale”, ha protestato Del Turco.

Ha aggiunto il suo avvocato: “Non potevamo tollerare oltre il disprezzo della privacy del mio assistitoco e così  abbiamo interrotto la partecipazione ad un’udienza in cui si parlava di fatti privatissimi, dei quali non sappiamo ancora nulla. Con il deposito di indagini suppletive in  udienza, ci saremmo aspettati che finalmente si fornisse qualche documento, uno straccio di prova di riscontro delle accuse di Angelini. Invece dobbiamo ascoltare pettegolezzi poco commendevoli: ci alziamo e ce ne andiamo. Quando il processo ritornerà a essere un processo, noi saremo di nuovo qui”.

Non si è naturalmente fatta attendere la risposta di Trifuoggi: “L’imputato se ne può andare, l’avvocato no. L’imputato ha infatti il diritto di non essere presente. Se uno degli imputati ha deciso di andarsene rientra nelle sue facoltà. Il difensore però non può abbandonare la difesa.Evidentemente al difensore non piaceva che il pubblico ministero nella sua requisitoria facesse riferimento ad atti processuali che ci sono”.