Studentessa violentata e uccisa a Torremezzo (Cosenza). I giudici dicono “no” alle intercettazioni

Pubblicato il 6 Ottobre 2010 - 16:48| Aggiornato il 7 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Non saranno utilizzate le intercettazioni ambientali fatte nel carcere di Turi (Bari) dove si trovava detenuto Francesco Sansone, di 47 anni, il pregiudicato accusato dell’omicidio di Roberta Lanzino, la studentessa violentata ed uccisa a Torremezzo di Falconara Albanese il 26 luglio del 1988.

Dopo la pausa estiva stamani il processo è ripreso dinanzi ai giudici della Corte d’assise di Cosenza. Il difensore di Sansone, l’avvocato Vincenzo Belvedere, ha eccepito l’inutilizzabilità delle intercettazione ambientali nelle quali si faceva riferimento all’omicidio della studentessa. I giudici hanno inoltre hanno rigettato la costituzione di parte civile della Provincia di Cosenza.

Francesco Sansone è già detenuto perché condannato a 30 anni di reclusione per altri due omicidi commessi nel 1989 e nel 1990. L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe ucciso Roberta Lanzino in complicità con Luigi Carbone. Quest’ultimo sarebbe stato assassinato, e il suo cadavere fatto sparire, dallo stesso Francesco Sansone per evitare che rivelasse il suo coinvolgimento nell’assassinio della studentessa.

Sansone avrebbe assassinato Carbone insieme al padre, Alfredo, di 73 anni, e al fratello, Remo, di 46. Il processo proseguirà il 23 novembre prossimo quando saranno sentiti i primi testimoni.