Università: a Nord gli atenei sono più costosi. Record a Parma, Bari la più economica

Pubblicato il 1 Agosto 2011 - 09:05 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Parma la più costosa, Bari la più economica. In mezzo un caro-rette che conferma il trend: laurearsi costa di più al nord che al sud, e le tasse più alte si pagano per le facoltà di Medicina, Farmacologia, Ingegneria e Architettura. Questi i risultati di uno studio della Federconsumatori riportato dal quotidiano Repubblica.

Gli studenti del Nord pagano rette più alte del 13% rispetto alla media nazionale per la prima fascia, chi dichiara un reddito al di sotto dei 6mila euro, e il 32% in più se si considera l’importo massimo da versare, chi dichiara oltre i 30mila euro. L’ultima rilevazione della Federconsumatori, che prende in considerazione le tasse pagate nel 2010 nelle due università più frequentate in nove regioni italiane, l’ateneo più caro risulta Parma: 865 euro l’anno in media per la fascia più bassa, 1.222 euro per l’iscrizione a una facoltà scientifica da parte di uno studente di famiglia abbiente.

A seguire, la Bicocca di Milano: 737 euro (la media) per la fascia inferiore, che diventano 3.819 euro per un’iscrizione scientifica in quinta fascia. E poi l’Università di Verona: da un minimo di 668 euro a un massimo di 1.912 euro. L’ateneo più economico è l’Aldo Moro di Bari, dove facoltà umanistiche e scientifiche costano la stessa cifra: da 283 euro a 1.290, a seconda del reddito. Alla Federico II di Napoli si va da 403 euro a 1.270. Va registrata la politica del diritto allo studio dell’Alma Mater di Bologna, dove uno studente sotto i 6.000 euro reddituali per iscriversi a Lettere o a Ingegneria spende solo 302 euro.

Nella media nazionale le tasse universitarie annuali vanno dai 470 euro per gli incapienti ai 1.747 euro per i benestanti, ma tra Nord e Sud e dichiaranti ricchi e poveri si arriva a differenze di oltre 2.800 euro. Medicina e Farmacologia, Ingegneria e Architettura sono quindi le università più care. Un ingegnere può costare a una famiglia 1.432 euro l’anno alla Federico II di Napoli e 3.000 euro alla Bicocca di Milano. Per un fuori sede si deve calcolare una spesa aggiuntiva che può arrivare a 6.958 euro annui. Le migrazioni interne per ragioni di studio in Italia rappresentano il 20,5%, un universitario ogni cinque. L’affitto è la voce più costosa. Insieme alle spese accessorie (riscaldamento, luce, condominio) la pigione raggiunge 4.982 euro l’anno se si sceglie di vivere in singola e 3.756 euro se si condivide una stanza. Pesante anche la spesa per i libri: 545 euro a stagione per le facoltà umanistiche, il 17% in meno per le scientifiche.

Come se non bastasse, le nostre università restano fra le più care in Europa. Solo ad Amsterdam le tasse si avvicinano a quelle italiane: fino a 1.713 euro l’anno. Gli atenei svedesi sono tutti gratuiti. La Sorbona di Parigi, dice l’inchiesta Federconsumatori, costa al massimo 500 euro per stagione e la Freit Universitat Berlin 200 euro. Più onerosi gli atenei universitari britannici, per lo più privati. La University College London, quarta al mondo nei ranking di qualità, chiede a una famiglia 9.000 euro l’anno.