Giappone. Tracce di iodio 131 in due terzi degli italiani rientrati

Pubblicato il 22 Marzo 2011 - 13:19 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Tracce di radioattività in gran parte degli italiani ritornati dal Giappone. In due terzi dei cittadini italiani rientrati dal Giappone, sono state trovate tracce di iodio 131. Lo riferisce il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, sottolineando però che questo non comporta rischi di contaminazione. L’uso delle pasticche di ioduro di potassio ”deve iniziare soltanto quando c’è una precisa raccomandazione di sanità pubblica per farlo. Non è il caso dell’Italia”. E’ il ministero della Salute ad affermarlo sul suo sito all’interno del focus dedicato all’emergenza nucleare in Giappone all’interno dell’area per le risposte alle domande più frequenti.

In caso di incidente in una centrale nucleare, le compresse di ioduro di potassio sono somministrate per saturare la ghiandola tiroide e prevenire l’incorporazione nella ghiandola di iodio radioattivo, spiega il ministero. Quando somministrato prima o immediatamente dopo l’esposizione, questa misura può ridurre il rischio di cancro alla tiroide a distanza di tempo.

”Le compresse di ioduro di potassio non sono antidoti contro le radiazioni. Non proteggono contro l’irraggiamento (radiazione) esterno o contro altre sostanze radioattive oltre allo iodio. Possono anche provocare complicazioni mediche in alcuni individui – si legge ancora – come ad esempio le persone con insufficienza renale anche di moderata entità; perciò le donne gravide dovrebbero assumere le compresse di ioduro di potassio solo se istruite in tale senso dalle autorità competenti, in quanto la tiroide di una donna incinta accumula iodio radioattivo con maggiore avidità rispetto ad altri soggetti adulti e poiché anche la tiroide del feto viene ad essere bloccata quando lo ioduro di potassio viene somministrato alla madre”.