Meriam è libera: Corte d’appello del Sudan annulla condanna a morte

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Giugno 2014 - 20:39 OLTRE 6 MESI FA
Meriam è libera: Corte d'appello del Sudan annulla condanna a morte

Meriam Yehya Ibrahim e il marito

ROMA – Meriam Yahia Ibrahim Ishag è libera: dopo mesi di prigionia e una condanna alla lapidazione in per aver sposato un uomo cristiano e averci persino fatto due figli, la giovane sudanese potrà tornare a casa. E il merito è anche della “mobilitazione internazionale”, come ha sottolineato Antonella Napoli, presidente della Organizzazione non governativa Italians for Darfur, che ha seguito da vicino il caso di Meriam. La Corte d’appello del Sudan ha ordinato il rilascio della donna cristiana e ha annullato la precedente sentenza di condanna a morte per apostasia. 

Era febbraio quando Meriam, 27 anni, è stata arrestata dopo la denuncia di un parente. A maggio il tribunale di Khartoum l’ha condannata a morte per aver rinnegato la religione musulmana del padre e per aver sposato un uomo cristiano. Pena capitale, matrimonio annullato per violazione della legge islamica Sharia e 100 frustate: una sentenza arrivata mentre la donna era incinta di una bambina, Maya, nata in carcere meno di un mese fa. Meriam aveva già un altro figlio di 2 anni, Martin, che si trovava in prigione con lei.

La vicenda ha scatenato l’indignazione e la mobilitazione di organizzazioni internazionali, governi, personalità influenti. Amnesty International aveva definito la condanna per impiccagione “ripugnante, agghiacciante e orrenda”.

La sentenza è stata condannata dal premier italiano e da quello inglese, mentre i leader dell’Unione Europea hanno chiesto alle autorità sudanesi di revocare un verdetto “disumano” e di “rilasciare Meriam con la massima urgenza”. Italians for Darfur aveva raccolto più di 150 mila firme in una campagna per la liberazione della donna.

Dagli appelli per la liberazione della donna si è allontanato il fratello di Meriam: “Se non si pente e non si converte all’Islam, deve morire” aveva detto in una dichiarazione shock. Per questo probabilmente Meriam andrà negli Stati Uniti, dove il marito ha la cittadinanza.

Voci di conferme e smentite sulla liberazione si sono rincorse per mesi. Le stesse autorità del Sudan, in alcune dichiarazioni del ministro degli Esteri, avevano fatto sperare della liberazione della donna. Pochi giorni fa la Commissione per i diritti umani del Paese aveva dichiarato che la condanna era in contrasto con la Costituzione del Sudan, che prevede la libertà di culto per tutti i cittadini. Recentemente Meriam era anche stata liberata dalle catene alle quali era costretta in carcere.

La Corte d’appello aveva iniziato l’esame del caso l’8 giugno: secondo gli avvocati, la liberazione sarebbe stata possibile soltanto con la sentenza d’appello. Oggi quel verdetto è arrivato: Meriam è libera e sta tornando a casa.