Nube vulcanica, a New York l’aeroporto Jfk è una tendopoli

Pubblicato il 17 Aprile 2010 - 16:01 OLTRE 6 MESI FA

L’aeroporto JFK di New York, uno degli scali più trafficati d’America,sembra una tendopoli. La colpa? È tutta della nube di ceneri sprigionata dal vulcano Eyjafjallajokull in Islanda che ha paralizzato i cieli del Nord Europa.

Brandine sono state allestite nei terminal per i passeggeri costretti a rinviare il viaggio. «Capisco che si tratta di un ‘atto di Dio’ – ha detto Michael Galvin, 70 anni, in attesa di prendere un volo Aer Lingus per Dublino – Ma questo mi ha tolto dieci anni di vita».

Act of God, atto di Dio, è la formula usata dalle compagnie aeree per lavarsi le mani dei viaggiatori lasciati a terra in seguito all’eruzione del vulcano. Le aerolinee non hanno cioé alcuna responsabilità di dare cibo e alloggio ai passeggeri bloccati negli aeroporti in Europa o negli Stati Uniti.

Dan Robinson, che doveva salire su un aereo Delta per Londra giovedì, è arrivato esasperato alla terza notte in branda: «Mi hanno detto che fino a lunedì non si parte. Una notte così passi, ma quattro?». Ieri le compagnie aree con base negli Stati Uniti hanno cancellato l’83% dei voli per l’Europa e il sindaco di New York Michael Bloomberg ha annunciato che oltre 30 alberghi di New York offriranno sconti del 15 per cento a chi può dimostrare di esser rimasto in città a causa della nube.