Schiava d’amore e prigioniera in una bara sotto il letto del rapitore 7 anni, una storia vera base di libri e film

Schiava d'amore e prigioniera in una bara sotto il letto del rapitore 7 anni, una storia vera base di libri e film: è successo in Oregon (Usa), un rapporto contorto

di Mario Tafuri
Pubblicato il 13 Novembre 2022 - 13:48 OLTRE 6 MESI FA
Schiava d'amore e prigioniera in una bara sotto il letto del rapitore 7 anni, una storia vera base di libri e film: è successo in Oregon (Usa), un rapporto contorto

Schiava d’amore e prigioniera in una bara sotto il letto del rapitore 7 anni, una storia vera base di libri e film: è successo in Oregon (Usa), un rapporto contorto

Schiava sessuale e prigioniera per 7 anni. Una donna americana di 20 anni è stata  in una cassa simile a una bara nascosta sotto il letto di un rapitore perverso in Oregon.

La vicenda è alla base di The Girl in the Box: The True Story, trasmesso da Paramount +, racconta dell’orrendo calvario subito da Colleen Stan durante gli anni di prigionia.

Nella notte del 19 maggio 1977, Colleen aveva accettato un passaggio da Cameron Hooker, operaio di una segheria di legname, e la moglie, Janice Hooker, mentre faceva l’autostop per andare alla festa di compleanno di un amico. Era rassicurata dai loro sorrisi e dal bambino seduto sul sedile posteriore.

Eppure, durante il viaggio il suo istinto le diceva di scappare. La donna ha ricordato come “una voce le abbia detto di correre e saltare fuori dal finestrino e non guardarsi mai indietro”. Ma non lo fece.

Appena 30 minuti dopo, Cameron Hooker minacciava la sua passeggera con un coltello. Legata e imbavagliata, la giovane coppia le chiuse la testa in una scatola di legno incernierata da 19 chili, costruita appositamente dall’abile falegname e rivestita di materiale insonorizzante per tenerla tranquilla.

La coppia l’ha poi portata nella casa di famiglia a Red Bluff, in California, a circa 30 miglia di distanza. Condotta nel seminterrato, spogliata e appesa con delle catene alle travi, Hooker la violenta e la picchia e poi “festeggia” la sua cattura facendo sesso con Janice su un tavolo sotto di lei.

I sette anni successivi furono caratterizzati da una simile barbara routine, con Colleen violentata e torturata in modo rituale: rinchiusa in una cassa di legno di un metro per due per 23 ore al giorno da cui veniva liberata solo per essere violentata e picchiata.

Quando gli Hooker si trasferirono in una casa mobile isolata, adattarono la camera di tortura alla loro nuova sistemazione e Colleen fu costretta ad entrare in una cassa di legno simile ad una bara nascosta sotto il loro letto, dove le fu proibito di emettere alcun suono.

A malapena in grado di muoversi e intrappolata nel buio, fu costretta a usare una padella quando doveva andare in bagno, manovrandola con i piedi.

Janice partorì persino il suo secondo figlio sul letto mentre l’ostaggio si contorceva sotto di lei.

La prigioniera, sottoposta a lavaggio del cervello, fu ribattezzata “K” e costretta a chiamare Cameron “Master”, padrone, e sua moglie “Ma’am”.

Hooker la convinse che faceva parte di un’organizzazione oscura chiamata La Compagnia.

Sempre più accondiscendente e desiderosa di sfuggire ai suoi sadici attacchi, Colleen fu costretta a firmare un contratto di “schiavitù”.

Il controllo psicologico della coppia su di lei fu messo alla prova nel 1981, tre anni dopo il suo rapimento, quando le fu permesso di visitare la sua famiglia da sola.

Colleen tornò da loro dopo il viaggio, convincendo i parenti di essere felice e di avere una relazione con Hooker.

Dopo essersi guadagnata la loro fiducia, le fu permesso di uscire per periodi più lunghi e divenne la babysitter dei loro due figli.

Fu solo nel 1984 che il perverso stratagemma di Hooker fu smascherato quando Janice divenne gelosa della sua intenzione di fare di Colleen la sua seconda moglie.

Janice confessò a Colleen che la Compagnia non esisteva e che anche lei aveva sofferto un inferno simile al suo da quando aveva incontrato Hooker all’età di 15 anni.

Janice la aiutò a fuggire dalle catene della manipolazione del marito, accompagnando Colleen alla stazione degli autobus e fuggendo con i suoi due figli.

Ma incredibilmente, l’allora ventisettenne non denunciò il suo rapimento alla polizia e mantenne invece i contatti con Hooker nella speranza che si “redimesse”.

È stata Janice a rivelare alle autorità il lato oscuro dell’operaio della segheria, dopo il rapimento e l’omicidio di un’altra giovane donna nel 1976.

In cambio della sua testimonianza contro il marito, le fu concessa l’immunità nel 1985.

Hooker, che oggi ha 68 anni, è stato condannato a 104 anni per il rapimento, la tortura e lo stupro di Colleen.

Si ritiene che Colleen soffrisse della sindrome di Stoccolma, che vede le vittime iniziare ad amare il loro rapitore a causa dell’intenso stress a cui sono state sottoposte.

Ha ammesso di aver iniziato a voler bene a Hooker quando lui le ha dimostrato un minimo di affetto, permettendole di festeggiare il suo compleanno e regalandole una Bibbia.

Dopo il traumatico processo, Colleen, che oggi ha 62 anni, ha studiato per conseguire un diploma di ragioneria e poi si è sposata e ha avuto una figlia.

Ha spiegato: “La tua vita è semplicemente in un limbo quando sei in cattività. Una volta che si riacquista la libertà e si ha di nuovo la possibilità di scegliere, è come se si aprissero i cancelli… E corri a prendertela”.

“Devo accettare il fatto che è successo, perché è successo. Non lascio che questo influenzi la mia vita ora perché per me è finita”.

La straordinaria storia di The Girl in the Box è stata documentata in diverse fiction, libri e documentari.