Altro che “meno tasse per tutti”: in nove anni di governi Berlusconi paghiamo di più

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi

“Meno tasse per tutti” è il suo slogan più gettonato, che torna in tutte le campagne elettorali. Ma dati alla mano non solo si nota che Silvio Berlusconi non ha ridotto le tasse ma che, in dieci anni di suoi governi, le entrate dello Stato sono addirittura aumentate: dal 45,4% del Pil nel 2000 fino al 47,2% nel 2009, il più alto di sempre.

A mettere nero su bianco questa realtà sono le relazioni annuali della Banca d’Italia. Che evidenziano, in poche parole, come negli ultimi dieci anni siano leggermente aumentate le imposte dirette (ovvero quelle sul reddito), mentre sono altrettanto leggermente diminuite quelle indirette (Iva e accise). Non solo. E’ la voce ‘contributi sociali’ la componente della pressione fiscale cresciuta di più (+46,6% in 9 anni), sia rispetto all’aumento del costo della vita (+26 punti), sia in relazione al Pil (dal 12,4% del 2000 al 14,1% del 2009). In altre parole è aumentata di molto la pressione fiscale sul fattore lavoro, in particolare su quello dipendente.

Leggendo questi dati si deduce prima di tutto che dal 2000 al 2009 sono stati penalizzati i lavoratori dipendenti o statali (quelli che, insomma, non possono evadere le tasse), mentre è diminuita la pressione fiscale per i lavoratori autonomi. Ma la diminuzione delle imposte indirette potrebbe significare anche che durante il “decennio berlusconiano” di fatto sia aumentata l’evasione fiscale, con il mercato nero e l’emissione di fatture false.

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