Cipro frana, Slovenia scricchiola: sarà la prossima crisi europea?

Pubblicato il 20 Marzo 2013 - 15:04| Aggiornato il 25 Ottobre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dopo Cipro potrebbe toccare alla Slovenia. E’ la preoccupazione diffusa in Europa ed è una preoccupazione cui dà voce e sostanza, sul Sole 24 Ore, Beda Romano. Il tutto in un momento in cui la crisi cipriota, dopo il no al prelievo e le banche chiuse è ancora lontanissima da una via d’uscita chiara. In Europa, però, c’è già chi individua il prossimo obiettivo per una possibile crisi.

E la Slovenia, suo malgrado, ha diversi parametri che la rendono un candidato “interessante”. Innanzitutto i dati economici: pil in contrazione del 2.3%, disoccupazione al 9.6% e recente taglio del rating, deciso da Standard & Poor’s, da A ad A-. Infine i rendimenti delle obbligazioni decennali, le prime piazzate dopo più di un anno e mezzo al 5%.

Non ci sono soltanto fattori economici. Lubiana lascia perplessa l’Europa anche sul piano politico. L’accusa sottolineata in qualche modo dal Sole 24 Ore è quella di cattivo governo e Beda Romano riporta voci allarmanti:

«Ormai c’è chi prevede che il paese sarà costretto a chiedere aiuto a metà anno», spiega un esponente delle istituzioni comunitarie. Aggiunge un diplomatico europeo: «Per ora l’establishment sloveno sembra prendere tempo, e si nasconde dietro alla crisi cipriota. In realtà le banche sono messe peggio di quanto non sembri». Di recente, i 17 hanno preso nota delle ultime statistiche economiche e delle ultime novità politiche.

In un quadro che già irrelato non è dei migliori si innesta Cipro. E la paura di un effetto contagio che andrebbe a colpire in simultanea i Paesi più esposti con l’isola e quelli più vulnerabili. Come sembra la Slovenia. Il governo ovviamente nega ogni collegamento con Cipro e ricorda

le differenze di dimensione tra i due sistemi creditizi. Quello sloveno ha attività bancarie pari al 135% del prodotto interno lordo, mentre in quello cipriota le attività bancarie pesano per l’800% del Pil.

Resta il fatto che la Slovenia è finita nel mirino dell’Ocse, per quelle sofferenze bancarie di 7 miliardi di euro (circa il 20% del Pil). Soprattutto l’anomalia slovena sta nel fatto che a stare peggio sono le banche pubbliche, il tutto in un paese ex comunista dove il sistema bancario è quasi completamente ancora in mano allo Stato.