Donne d’impresa: Barbara Borsotto, l’artigianato del lusso al servizio dell’etica e del sociale con un “foulard”

Donne d’impresa: Barbara Borsotto, direttrice artistica della Maison Haute Couture DAPHNÉ a Sanremo: quando l’artigianato del lusso è al servizio dell’etica e del sociale con un “foulard”

di Orietta Malvisi Moretti
Pubblicato il 9 Ottobre 2022 - 10:36 OLTRE 6 MESI FA
Donne d’impresa: Barbara Borsotto, l’artigianato del lusso al servizio dell’etica e del sociale con un “foulard”

Donne d’impresa: Barbara Borsotto, l’artigianato del lusso al servizio dell’etica e del sociale con un “foulard”

Donne d’impresa: Barbara Borsotto, direttrice artistica della Maison Haute Couture DAPHNÉ a Sanremo. Quando l’artigianato del lusso è al servizio dell’etica e del sociale con un “foulard”.
Una pasionaria del made in Italy e dell’artigianato del lusso. Così possiamo definire
Barbara Borsotto, che insieme a sua sorella Monica è direttrice artistica di DAPHNÉ
Sanremo.

Uno staff di sole donne in squadra ben sintonizzate fra loro, tutte mirate a
valorizzare le diverse e famose creazioni della Maison sanremese. Fin dalla sua nascita
il brand DAPHNÉ è Donna. Immortala il nome della loro mamma, Dafne,
antesignana dell’alta moda e della sartoria.

Dafne ha intrapreso la carriera di sarta sin da quando aveva 14 anni, raggiungendo negli anni
‘50-60 la sua realizzazione di sarta d’eccellenza. Oggi le due figlie continuano con la
stessa passione della madre la tradizione sartoriale.

Famoso in Italia e nel mondo anche il “Museo d’Impresa DAPHNÉ della moda e del profumo” che proprio i loro
genitori Dafne e Renzo hanno creato a Sanremo e e che registra un successo sempre
crescente.

L’azienda familiare, oggi alla seconda generazione è infatti famosa anche
per progetti etici che firmano i loro foulard valorizzando temi importanti e sociali
all’ordine del giorno. Come quello della sostenibilità ambientale, l’inclusione sociale, la
lotta contro la violenza sulle donne. E contro la radicalizzazione del terrorismo.

Tutte le nostre collezioni – dice Barbara Borsotto– possono definirsi “etiche”, perché fanno eco e
testimoniano importanti temi sociali e culturali, sono realizzate con tessuti organici e
sostenibili come il cotone e la seta biologica, la fibra di ginestra, la fibra di legno, e
l’orange fiber (tessuto ottenuto dallo scarto della buccia degli aranci).

Barbara Borsotto va fiera – fra i tanti – del famoso progetto “Scarpette Rosse”, simbolo per
eccellenza della lotta contro la violenza sulle donne. Si tratta della produzione
dedicata di foulard in twill di seta sostenibile, da collezione, con le classiche
scarpette rosse disegnate su fondo bianco progetto realizzato in collaborazione con
Costa Crociere.

Famoso anche il progetto “Castelluccio di Norcia prezioso fiore nel
cuore dell’Italia” così come quello più internazionale di foulard firmati “Couture
Suture”. Avviato in collaborazione con i licei delle scuole francesi per la
sensibilizzazione del tema razziale (in occasione del V anniversario dell’attentato di
Nizza),. E i più recenti foulard “Le note del Dono“ per sensibilizzare e stimolare la
campagna per la donazione di sangue e organi e il foulard del “Rispetto”. In
collaborazione con Patrizia Sciolla, Zonta Club e la casa circondariale di Sanremo,, protagonista di un progetto di riscatto sociale rivolto ai sex offender.

Caratteristica e mission di DAPHNÉ è la sostenibilità. Un impegno quotidiano a tutti i livelli,
cominciando dalla scelta dei materiali e l’utilizzo di tecniche di lavorazione
assolutamente fedeli alle maestranze di un tempo.

Un’altra mission è quella di preservare l’artigianato avvicinando i giovani a questo mestiere o meglio a quest’arte.
Barbara Borsotto è laureata in Moda e Storia del Costume – ESMOD – Facoltà di moda a Parigi. Parla francese, inglese, portoghese e un po’ di dialetto ligure.

Ma la sua lingua d’eccellenza è quella della creatività che esalta l’artigianato e il made in
Italy. Inoltre oggi Barbara Borsotto è promotrice con la sua azienda di una liaison di
artigianato e sartoria che esalta i territori di Liguria e Toscana.

Oggi il made in Italy, con tanti brand storici ormai passati in mani
straniere ha subito e subisce non pochi cambiamenti.

Sono convinta che il vero Made in Italy sia quello prodotto dai piccoli artigiani. Le
aziende di famiglia che operano nel campo della moda ed in quello del tessile sono un
patrimonio per l’Italia. Dovrebbero essere tutelate perché conservano il “know how”
del bello e ben fatto.

Queste aziende basano il loro valore sulla famiglia. Mantengono
l’identità di un territorio e tramandano i segreti del mestiere da una generazione
all’altra, nel nostro caso di madre in figlia.

La vera originalità di un brand non sta nel seguire la tendenza, ma nel reinterpretare gli stili seguendo le proprie tradizioni, la propria etica e creare prodotti eccellenti che abbiano valori intrinsechi come cultura,
storia o territorio. Un foulard DAPHNÉ non è solo bello ma è un pezzo unico che
conserva l’anima dell’artigiano che lo ha realizzato.

La Vostra è un’azienda ”di famiglia”, ora alla seconda generazione. Quali i problemi
più importanti da risolvere in questo momento di gravi crisi?

Sicuramente il problema più grande che da sempre ci troviamo ad affrontare è il
conflitto generazionale, che però con intelligenza può essere gestito. L’economia del
momento, la crisi energetica e l’approvvigionamento delle materie prime non aiutano
le imprese familiari come la nostra, che necessitano di un immediato alleggerimento della pressione fiscale e di una più snella burocrazia.

Le micro e piccole imprese, sono il vero cuore dell’economia italiana e molto spesso anche nei bandi pubblici vengono
penalizzate nell’attribuzione di fondi perché surclassate dalle grandi aziende.

Oggi fra i temi più importanti e difficili da risolvere quello dei profughi da Paesi in guerra: ci sarà una collezione che celebri la pace fra le genti?

Nel 2017 la nostra Maison ha realizzato per il Comune di Nizza un Foulard
commemorativo per ricordare le vittime dell’attentato di Nizza. Il foulard inquadrato è
stato messo al memoriale delle vittime dell’attentato. A

bbiamo scelto il fiore dell’anemone perché oltre a ricordare i tre colori della bandiera francese (bianco,
rosso, blu) è anche il fiore del vento, delicato e al contempo tenace. Questo fiore è
l’emblema della speranza, con l’augurio che i suoi petali, trasportati dal vento, portino
un messaggio di fratellanza in tutto il mondo.

Il foulard dell’anemone è stato il punto di partenza del progetto “Couture Suture” che ha coinvolto i licei francesi portando alla luce l’estrema sensibilità dei giovani verso il tema del terrorismo. Ci auguriamo di poter continuare questo progetto estendendolo anche a licei italiani e internazionali. È un importante messaggio di integrazione per tutti.

L’idea di creare un nuovo foulard per sostenere la pace nel mondo mi è venuta quando ho ascoltato i racconti
degli ospiti di Rondine Cittadella della Pace, un foulard che non ha confini e che
collega Liguria e Toscana, legate da secoli dal filo della seta. Un foulard che potrebbe
dare voce a questi giovani e che alla cittadella imparano a convivere nel segno della
pace.

Anche lei socia di AIDDA: quale l’importanza di un’Associazione d donne come questa, nel panorama dell’impresa al femminile in Italia?

Sono in AIDDA Liguria da una decina di anni. Ho scelto di associarmi perché credo che
le donne possano essere il motore economico per la società di oggi. Il lavoro è uno dei
fattori fondamentali dell’emancipazione femminile ed è lo strumento cardine per
realizzare completamente le proprie aspirazioni e diventare attrici del cambiamento
sociale e identitario.

Si tratta quindi di aiutare il mondo attraverso le donne.
Imprenditrici, manager, donne leader che hanno le giuste qualità (empatia, flessibilità,
capacità di gestirei forte stress) per creare importanti alleanze. Tutto questo l’ho
ritrovato in AIDDA.

Se Barbara Borsotto non fosse figlia di degna madre quale sarebbe stata la sua altra attitudine o aspirazione nel mondo del lavoro?

Non lo so e non me lo sono mai chiesto, chi nasce e cresce in un’azienda di famiglia
penso sia destinato a portarla avanti. Mia sorella ed io siamo cresciute in atelier, mia
madre insieme a mio padre hanno sempre lavorato tanto.

Lo spirito di sacrificio e la passione sono forse i due ingredienti o meglio le due parole più comuni nel
vocabolario Daphne, oltre alla frase: Il mestiere si ruba con gli occhi. Ed è forse la
passione la qualità più grande che mia madre ci ha trasmesso.

Un consiglio per le giovani donne o i giovani che vogliono intraprendere la carriera nel mondo della moda: senza qualificarsi solo come influencer?

Per quanto ho potuto constatare con le mie docenze in scuole superiori e nelle
università, le nuove generazioni hanno un grande potenziale. Ma devono essere
educate ad una cultura di qualità seguendo un percorso di crescita. Che le porti a
scegliere un mestiere di valore, e attraverso mezzi e istituzioni adeguate, le mantenga
sul proprio territorio per creare così un ciclo vita che generi ricchezza e cultura allo
stesso tempo.

Dobbiamo essere noi gli adulti consapevoli e gli imprenditori che fanno
delle ricchezze del territorio la propria cultura/colonna portante potendo così spronare
i giovani verso il valore del territorio in cui risiedono. E far rivalutare loro quei mestieri
che oggi sembrano “fuori moda” poco remunerativi o troppo difficoltosi da affrontare
per ottenere un risultato.
A chi predilige lo stilismo al modellismo dico di rifletterci bene. C’è carenza di brave
sarte e non di stiliste.